silenzio

Si moltiplicano le indagini: città ancora in attesa del certificato penale del sindaco Cozzolino.

Avviso ai pentastellati: le richieste di onestà hanno la ricevuta di ritorno. Che magari arriva dopo 3 o 4 anni, ma poi arriva. E allora il sindaco Antonio Cozzolino ci perdonerà se torniamo, a distanza di qualche mese, a fargli una domandina facile facile: può il sindaco di Civitavecchia esibirci il suo certificato ex art. 355 del codice, per verificare se ha o meno qualche pendenza in corso?
Non si tratta peraltro di una richiesta che piomberà tra capo e collo, come un fulmine a ciel sereno, all’inquilino di Palazzo del Pincio con fascia tricolore quasi in scadenza di contratto. Venne fuori al momento in cui furono pubblicate su internet carte ben precise, in base alle quali il sindaco si trova tra gli iscritti nel libro degli indagati insieme all’ex assessore Savignani, al liquidatore Hcs Micchi e all’amministratore di Csp Francesco De Leva. C’era pure il numero di fascicolo, tanto per intenderci. Ebbene, visto che la Guardia di Finanza ha da poco bussato alla porta delle partecipate, su mandato della Corte dei Conti, sarà mica che nel frattempo il buon Cozzolino possa, in nome della trasparenza cavalcando la quale entrarono a palazzo, mostrarci se è o meno (tutto è possibile…) indagato per questioni attinenti alla sua mirabolante attività amministrativa?
Sa com’è, caro sindaco, la nostra richiesta è cortese ma comincia ad avere una certa età. Persino la scienza ci dice che il miracolo della vita umana ci mette novanta giorni a compiersi, fornendo l’embrione di tutti gli organi che gli serviranno durante l’esistenza. In tal senso, crediamo che il primo cittadino sia sufficientemente cresciuto per soddisfare questo bisogno di trasparenza.
Già che c’è, ci potrà pure illustrare quanto bene abbia fatto la gestione da lui scelta, cioè quella di Micchi, per le società dei servizi pubblici del Comune e quanto siano stati ben spesi i soldi sui quali tutti mugugnano, ingrati, dalla Corte dei Conti ai cittadini esasperati. E smentire un intreccio di parentele tra la maggioranza che lo sostiene e i beneficiari di alcune consulenze.

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