La ciminiera di Enel si sta spegnendo. Non è un gentile regalo alla città, ma la volontà dell’ente elettrico di guardare al futuro a sua immagine e somiglianza. Sugli schermi di Civitavecchia stanno proiettando l’ennesimo film già visto, con l’Enel che va verso la progressiva dismissione del carbone, prevista nel 2025, ma che non fornisce alla collettività chiare indicazioni sul progetto futuro del sito. E intanto fa sapere che saranno 97 i posti di lavoro in meno (200 considerando l’indotto). E tutto questo è semplicemente inaccettabile per una città che ha già pagato a caro prezzo una servitù ambientale che dura da oltre settanta anni. Le aziende dell’indotto sono al collasso: alcune hanno già chiuso, altre sopravvivono con contratti di solidarietà e non sono in grado di sopportare un nuovo schiaffo in arrivo sul volto di una città martoriata. Non possiamo non sottolineare come il quadro odierno sia il risultato della posizione delle vecchie amministrazioni di centrodestra che hanno steso un tappeto rosso al colosso energetico, approvando il passaggio al carbone. Si tratta dello stesso centrodestra che adesso arruola nel proprio organico personaggi pronti a fare carte false per proporre l’utilizzo della spazzatura al posto del carbone. Chiediamo fermamente all’Enel di elaborare un piano industriale che abbia al primo punto il mantenimento dei livelli occupazionali, la salvaguardia ambientale e la tutela della salute pubblica. Non abbiamo bisogno di elemosine ma della certezza di poter partecipare da protagonisti a scelte che avranno un impatto significativo sulle prospettive della città e dei suoi abitanti.

Carlo Tarantino

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