Il 41enne italiano di etnia Sinti era evaso dai domiciliari. Poi il colpo di pistola alla tempia. Notte di lavoro per i carabinieri, per risolvere il giallo. L’uomo avrebbe telefonato in diretta alla compagna confermando gli intenti suicidi. Lo ha dichiarato la donna, ancora sotto shock
CIVITAVECCHIA – Stava scontando gli arresti domiciliari presso la propria abitazione di Collazzone, in provincia di Perugia, con l’accusa di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, per fatti avvenuti a Firenze nei mesi scorsi. Ma è stato al centro di un vero e proprio giallo, dai contorni ancora poco chiari.
Il 41enne E.B. si trova tuttora al policlinico Gemelli di Roma, in condizioni giudicate disperate. È arrivato all’ospedale capitolino a seguito di un colpo alla tempia, sparato da un revolver: un colpo entrato dalla parte sinistra e uscito da quella destra.
Un suicidio? Un omicidio? A cercare di chiarire la dinamica dei fatti i carabinieri della Compagnia di Civitavecchia, arrivati sul posto dopo essere stati allertati dai familiari.
I FATTI – L’uomo, italiano di etnia Sinti, tre giorni fa è evaso dai domiciliari e si è recato, insieme alla figlia poco più che diciottenne, da alcuni parenti che risiedono da anni in città. Cugini, più precisamente, che lo hanno accolto in casa.
La famiglia abita a Borgata Aurelia, in una strada secondaria. Mercoledì sera, poco prima di cena, il 41enne ha detto ai parenti di doversi allontanare per qualche minuto.
Ma di minuti ne sono trascorsi tanti, troppi per i familiari che hanno iniziato a cercare il 41enne fuori casa, invano.
Lo hanno contattato al telefono. Ma nulla. Così hanno dato l’allarme.
E sono iniziate le ricerche. Finché l’auto di E.B., una Fiat Punto grigia, non è stata ritrovata nei pressi di via Claudio Monteverdi – strada che da Borgata Aurelia conduce all’Interporto – in una trasversa isolata che costeggia i terreni di proprietà dell’Autorità di Sistema Portuale.
IL RITROVAMENTO – La Fiat Punto era parcheggiata a poche centinaia di metri dalla sbarra che si trova all’inizio della stradina. A bordo il corpo agonizzante dell’uomo.
Nell’abitacolo la pistola con la quale, a quanto pare, si è sparato il colpo alla tempia. Subito sul posto i carabinieri della Compagnia di Civitavecchia e quelli della Stazione Principale, con il capitano Marco Belilli ed il luogotenente Giuliano Mangoni. L’uomo è stato immediatamente soccorso e portato inizialmente all’ospedale San Paolo di Civitavecchia.
Da qui, considerate le condizioni piuttosto critiche, si è alzato in volo un elicottero che ha trasferito il 41enne presso il policlinico Gemelli dove però non è stato possibile neanche operarlo. Pochissime, per lui, le speranze di salvezza. I militari si sono messi subito alla ricerca di indizi che potessero chiarire quanto effettivamente accaduto pochi minuti prima e ricostruire ogni dettaglio della serata. Fino a notte fonda sono stati ascoltati i parenti dell’uomo, per capire se vi fossero o meno problemi particolari, ed eseguiti tutti i rilievi del caso, con l’ausilio dei reparti speciali dei carabinieri per escludere ogni ipotesi differente dal tentativo di suicidio.
È stata poi la compagna del 41enne a confermare agli inquirenti gli intenti dell’uomo, dopo la telefonata ricevuta dall’uomo.
LA SVOLTA – La svolta si è avuta soltanto alle prime luci dell’alba. Ancora sono da chiarire i contorni della vicenda, ma tutto lascia supporre che si sia trattato di un tentativo di suicidio. I 41enne avrebbe contattato la compagna e, in diretta, le avrebbe manifestato l’intento suicida, messo in atto dopo qualche secondo, all’interno dell’auto dalla quale è partita la telefonata, (forse addirittura una videochiamata) puntando la pistola alla tempia ed esplodendo il colpo. La ragazza sarebbe rimasta scioccata; tanto da chiudersi in se stessa per diverse ore, senza parlare con nessuno e senza dire nulla su quanto accaduto. Questo finché i carabinieri non sono riusciti a mettersi in contatto con lei. A quel punto la donna ha raccontato tutto confermando di fatto i sospetti degli inquirenti.