“La sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo sulla cosiddetta “guerra delle banane” è un atto storico per la portualità italiana.
Oltre a dirimere la materia del contendere tra il concessionario RTC e l’impresa CFFT, i giudici amministrativi, infatti, ribadiscono e difendono l’essenza stessa della Legge n. 84/94.
Lo Stato italiano ha finalmente scritto la parola fine alle troppe interpretazioni dannose e “fantasiose” che alcuni stakeholders hanno dato alla Legge stessa, e ha ribadito come il modello portuale italiano sia un sistema costituito da attori differenti che non devono prevalere gli uni sugli altri ma che insieme, ognuno per le proprie caratteristiche, devono concorrere al successo del medesimo sistema.
Un sistema creato e formato dalle imprese portuali art 16, dai concessionari art 18, dal Pool di manodopera art 17 e dagli Armatori.
Per Civitavecchia, inoltre, viene difeso giuridicamente il modello del nostro Porto, uno dei pochi ad avere ancora banchine pubbliche, un modello vincente che è riuscito a sopravvivere a crisi economico-finanziarie globali e al costante venir meno dei traffici.
Ora però è giunto il momento di guardare avanti.
Questa decisione dovrebbe “obbligare”, o perlomeno consigliare, il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale M.T.C.S, Francesco Maria Di Majo, a chiamare gli attori in causa e mettere fine a questa annosa diatriba.
L’attuale Governance Portuale laziale, fortificata da questi ineccepibili elementi giuridici, deve urgentemente cominciare a dare risposte concrete al Porto ed alla città, assumendosi inoltre le proprie responsabilità ed evitare che qualche “pedina esterna” faccia scaturire nuovi conflitti in un porto dove la crisi è ormai visibile a occhio nudo e la stessa Compagnia portuale è parecchie giornate lavorate indietro rispetto al normale.
Serve una pace sociale duratura per mantenere i traffici esistenti ed essere in grado di attrarne di nuovi. Una pace sociale necessaria per riequilibrare le componenti dei traffici tra merci, passeggeri e crociere e settore energetico. Che consenta soprattutto, e finalmente, allo scalo marittimo di movimentare un numero di containers quantomeno accettabile e non più risibile come quello attuale.
D’ora in poi, chi vuole continuare a fare la guerra se ne assume la responsabilità, noi, d’altro canto siamo pronti come sempre a difendere l’interesse generale e pubblico del Porto, dando anche voce a tutti i disoccupati civitavecchiesi che vedono nello sviluppo dello scalo marittimo l’unica speranza di un futuro migliore e dignitoso.
E’ arrivato infine il momento che il Presidente dell’Adsp convochi gli stati generali del Porto al fine di dare vita ad un “Patto per il lavoro” tra tutti gli operatori, e che consenta inoltre di creare una carta dei servizi che renda appetibile il nostro porto.
Non vogliamo più essere il porto di Roma solo su vecchie brochure scolorite.
Vogliamo finalmente diventare ciò che per natura dovremmo essere, e cioè il vero gateway delle merci in entrata ed uscita dalla Capitale e da tutta l’Italia centrale.”
Enrico Luciani
Presidente della Compagnia Portuale Civitavecchia