Il sindacalista partecipa domani al webinar “Ripartiamo dal porto”: “Servono punti pragmatici da realizzare, e una visione che vada oltre i meri confini territoriali, rendendo l’hub uno snodo logistico di respiro internazionale. ‘No’ a rinchiudersi in dimensioni locali”.

“Il Porto di Civitavecchia ha subìto pesantemente le conseguenze dell’emergenza Coronavirus: il blocco dell’attività crocieristica, e il conseguente dimezzamento delle entrate, unitamente alle problematiche riguardanti la centrale termoelettrica di Torre Valdaliga Nord, impongono una riflessione e una serie di interventi non più rinviabili. Il territorio romano e laziale è il secondo bacino per consumi a livello nazionale e il quinto a livello europeo: il Porto di Civitavecchia non può limitarsi alla mera dimensione territoriale e provinciale, ma deve diventare, complice la realizzazione di una ZLS, uno snodo  di importanza nazionale e internazionale, anche per il traffico merci. Va bene concentrarsi sulla risoluzione dei problemi immediati, ma senza stringerci in una dimensione territoriale, al contrario allargando gli orizzonti. Senza un piano lungimirante e di lungo respiro non potremmo che trovare soluzioni ‘tampone’ alla situazione”.

E’ quanto dichiara il Segretario Generale della Fit-Cisl del Lazio, Marino Masucci, che domani 12 maggio, alle ore 17, parteciperà al webinar “Ripartiamo dal porto”, organizzato dal Pd del Lazio, aggiungendo che “lo abbiamo già sottolineato lo scorso anno, organizzando un convegno proprio su questo tema con l’Assessore ai Trasporti della Regione Lazio, il sindaco e il vescovo di Civitavecchia, e il Presidente  dell’Autorità Portuale: per lo sviluppo del sistema portuale e retroportuale, e con esso del territorio civitavecchiese, serve una visione che vada oltre i limiti e le atrofie di un sistema ingessato. Adesso più che mai serve un Patto di Rete composto da tutti i protagonisti e che sia dinamico, competente, scevro di ideologismi e orientato al futuro, alle nuove dinamiche di mercato e alle esigenze di innovazione organizzativa, che sostenga il sistema imprenditoriale e il processo di internazionalizzazione. Per quanto ci riguarda, sono tre le proposte concrete che vorremmo fossero realizzate: in primis, l’implementazione della capacità di movimentazione, delle capacità e della facility portuale e retro portuale: sottolineiamo infatti che tra il 2011 e il 2018 il volume delle merci che hanno attraversato il Canale di Suez è cresciuto del 42%, quello del sistema portuale italiano soltanto del 2%. Non sono più rinviabili, pertanto, pianificazioni e cantierizzazioni utili all’allargamento del retroporto di Civitavecchia  e alla commercializzazione del porto di Fiumicino. Serve l’implementazione delle facility portuali, dei terminal, delle piattaforme logistiche integrate e delle connessioni, anche tramite le piattaforme ICT/Internet of things e va favorito il collegamento ferroviario con l’interporto oltre all’operatività della nuova darsena. In secondo luogo, alla crescita impiantistica marittima deve corrispondere lo sviluppo della rete di collegamento terrestre, con il completamento dei 18 Km della trasversale Orte-Civitavecchia, il potenziamento dell’intermodalità e il consolidamento dell’infrastruttura stradale e ferroviaria. In terzo luogo, per quanto riguarda la nuova occupazione e la qualità del lavoro, proponiamo l’istituzione di una cabina di regia tra AdSP, sindacato e associazioni datoriali che sia utile ad anticipare i bisogni formativi dei dipendenti, individuare le nuove competenze richieste dal settore e recuperare i deficit occupazionali, orientando anche l’offerta didattica di Istituti professionali e Atenei verso le nuove esigenze professionali”.

Roma, 11 maggio 2020

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