La lamentela di un condomino dei palazzi sopra l’area: “Il fosso è un pericolo, ma non si può intervenire”.

I soldi non bastano mai, figuriamoci quelli pubblici.

E così, al leggere che il Comune ha ottenuto risorse della Regione per la pulizia di alcuni fossi, subito i residenti di zone vicine ad altri fossi si sono destati dicendo che il loro, di fosso, è il più pericoloso. Così una lettera ricevuta da Sandro Ciocci, un condomino di via Veneto, lamenta che “la zona da noi evidenziata è diventata un vero piccolo bosco che ora è a ridosso delle mura perimetrali del nostro stabile, e ha coperto completamente il fosso che è presente da sempre. Ricordo che quel fosso negli anni novanta, straripò a causa dell’intasamento” nella parte del corso d’acqua tombata (e che sfocia poi in mare, per chiarezza dei nostri lettori, all’altezza del semaforo del ponte di San Gordiano). Di più: il signor Ciocci parla anche di cattivi odori e di pericolo di incendi d’estate.

Ma dice anche di aver interessato il Comune della faccenda già dai tempi di Cozzolino, e poi con Tedesco. Il risultato? A dire di Ciocci “due persone dell’ufficio igiene con una cartina catastale nell’ispezionare l’area ci dissero che quella parte di terreno non risultava appartenere
a nessun proprietario e pertanto non potevano intervenire”. Situazione burocratica che pare insomma, sempre secondo quanto riporta il nostro lettore, assai più intricata del “boschetto” stesso che si vuole ripulire (o radere al suolo).

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