Il ricordo di Antonello Astolfi, poeta del Circolo Bartolomeo Battilocchio, per l’anniversario dell’eccidio del 1799.

“Tolfa in fiamme, epilogo di un inferno, oltraggio alla religione, alle tradizioni dei padri, ruberie, soprusi.

L’indomito popolo tolfetano non chinò la testa al nemico, si oppose ai portatori della falsa civiltà della falsa Repubblica Romana, stato fantoccio come chi la creò. Ardevano le case per vincere la resistenza, per annientare le difese della cara Patria, delle famiglie adorate, delle proprietà sudate di duro lavoro.

Tutto in un giorno infinito. Tolfa bruciava, depredata dagli empi ed immorali invasori senza Dio, nemmeno l’argenteo busto di S.Egidio fu risparmiato, sembrava la fine con il santo patrono violato.

I tolfetani combattevano con onore e furore, insensibili al dolore, fin quando non precipitavano insieme con i tetti delle loro case bruciate.

La sera nel borgo le armi tacevano, ma i combattenti più duri, irriducibili, si asserragliarono dietro i bastioni dell’antica Rocca dei Frangipane, ultimo baluardo, ultima speranza, ardeva Tolfa, ardevano i loro cuori, indomiti guerreggiavano con furia mistica, sotto una fitta pioggia, fino a mezzanotte. Molti patrioti in armi si nascosero tra le rovine fumanti e nei boschi. Venne il nuovo giorno, il giorno dell’inganno: i francesi promisero a chi si fosse arreso di aver salva la vita. Al cospetto della Madonna della Sughera, una volta disarmati, scoprirono il disonore e la natura degli invasori: vennero imprigionati nel luogo sacro, legati a due a due, fatti uscire sul sagrato e fucilati.

Insieme a tre canonici agostiniani del Santuario 140 martiri di Tolfa e della libertà furono giustiziati senza giustizia, altri 5 ribelli furono condotti a Roma, prigioniera giacobina, ed ebbero la stessa sorte amara. Quei francesi, con le mani grondanti di sangue dei giusti, si macchiarono d’infamia e disonore eterno, le fiamme di Tolfa li condannò all’inferno.

Ai 148 patrioti imperitura gloria ed onore, ogni tolfetano li custodirà nel cuore. Infinita gratitudine e fierezza, Tolfa vive ancora”.

Così Antonello Astolfi, poeta del Circolo Bartolomeo Battilocchio, ha scritto un brano per l’anniversario dell’eccidio del 1799, quando l’esercito napoleonico trucidò 149 tra tolfetani, allumieraschi e marri (lavoratori romagnoli e marchigiani), al termine del sanguinoso assedio al paese.

L’amministrazione del sindaco Lanci ha ricordato alla Sughera la ricorrenza, con la declamazione di questo scritto, a rimediare parzialmente all’assenza forzata di pubblico.

Un pezzo di storia e un racconto che affonda le radici nella più pura tradizione paesana, quella letteraria. I francesi pensavano di dare una lezione ai tolfetani, ma a distanza di due secoli e passa si può dire soprattutto il contrario: Tolfa vive ancora.

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