Il protocollo firmato da Tedesco e Musolino lascia sperare che la guerra tra Comune e Adsp sia finita.

Ne ha bisogno Civitavecchia: i quattro punti dell’accordo possono essere un buon inizio.

Porto e città che marciano assieme. Una utopia per una città che ha sempre vissuto un dualismo insano tra le maggiori istituzioni di governo del territorio. I risultati si sono visti nei decenni, con un porto che, nonostante l’esplosione degli anni ‘90 e 2000, è finito letteralmente asfissiato da scelte poco lungimiranti ma anche e soprattutto da una politica incapace di difendere lo scalo marittimo.

E un Comune che, di riflesso, ha sempre cercato nel porto lo sfogo a una economia pian piano depressa, sia per l’effimero affidamento alle conversioni del polo energetico che per le congiunture nazionali e internazionali.

Ora, l’immagine stessa di una città che fa a botte col suo porto (e viceversa) era catturata nei corsi e ricorsi, appelli e contrappelli con i quali l’ex sindaco e l’ex presidente di Adsp si erano affrontati nei ring dei tribunali per i due milioni che l’autorità portuale avrebbe dovuto versare “per disturbo” al Comune. Tutto archiviato da un protocollo d’intesa a modo suo storico, firmato dieci giorni fa da Ernesto Tedesco e Pino Musolino.

L’impressione non è quella di essere davanti alla trasformazione della città: l’accordo riguarda quattro aspetti importanti, ma non dirimenti per i guai della città. Non è che la rotatoria davanti al Mc Donald’s, l’ingresso diretto al porto dalla bretella, il secondo stralcio della diga foranea all’anfiteatro della Marina o lo studio per la barriera soffolta siano la soluzione a tutti i mali.

Però è un inizio. Speriamo, tra sindaco e presidente, di vedere il resto.

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