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All’età di circa tre anni, la sua famiglia si trasferisce prima nel Piemonte, ad Asti e poi in Liguria, a Genova, ove Donato inizia a frequentare le scuole elementari dimostrando inizialmente un discreto profitto che però, alle medie inferiori, sciama velocemente unitamente al suo manifesto disinteresse per lo studio, preferendo all’insegnamento, recarsi in piscina con gli amici, ed iniziando ad apprendere a commettere piccoli furti, riuscendo per questo e con non poca difficoltà, dopo due bocciature, ad acquisire il diploma finale.
Intanto, già da tempo, i suoi rapporti con i genitori, erano divenuti pessimi: lui ed il fratello, erano oggetto continuo di percosse, che seguivano a piccole trasgressioni alle regole che il padre imponeva loro.
Nel bambino, iniziano a comparire frequenti episodi di enuresi, a cui i genitori reagiscono in maniera forse eccessiva, sottoponendo il figlio a continue umiliazioni, che probabilmente hanno potuto incidere negativamente sulla sua formazione e sul suo carattere, sia nell’adolescenza, che ancor più nell’età adulta. Il materasso bagnato di orine veniva esposto metodicamente nella corte della casa, in bella mostra dell’occhio dei vicini che avevano due bambine della sua stessa età. L’umiliazione più estrema, sempre dai racconti che farà Bilancia, sarebbe avvenuta, quando con i suoi genitori, si recava in vacanza da una zia a Potenza. La sera, prima di coricarsi a letto, il padre lo spogliava dei suoi abiti davanti alle cugine, beffandolo, tra le risa delle ragazze a causa delle ridotte dimensioni del suo pene. Bilancia affermerà poi, con parole di non poco conto: “In quel momento, io mi attorcigliavo su me stesso, cadendo in ginocchio sul letto, morto di vergogna… Questo è stato l’evento che mi ha crocefisso per il resto della vita”.
Bilancia poi, dopo il suo arresto e tanti anni trascorsi da quegli episodi di enuresi, ebbe ad affermare allo psichiatra Vittorino Andreoli, con il quale ha avuto numerosi incontri dopo la sua cattura: “Ricordo che morivo di vergogna anche perché nell’appartamento di fronte abitava un signore con una o due figlie (non ricordo bene) che avevano all’incirca la mia età e questo per me era ancora più insopportabile. A volte mi svegliavo di notte perché mi accorgevo di aver fatto la pipì nel letto e cercavo di asciugarla con il calore del corpo, in modo che al mattino la mamma non procedesse all’esposizione esterna.”
E anche in questo caso, torna a ripresentarsi con particolare risalto, uno degli elementi comportamentali ipotizzati dalla famosa teoria della Triade di Mecdonald, considerati un campanello di allarme alla psicopatia in età adulta e ritrovati comuni anche in alcuni individui oggetto dei miei studi.
In proposito, la maggior parte dei serial killer, in età infantile e/o adolescenziale, è stato riscontrato che avrebbero sofferto di almeno uno dei tre particolari disturbi comportamentali di seguito indicati: piromania, enuresi, (orinare nel letto oltre l’età in cui questo può essere considerato un elemento normale), e zoosadismo.
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