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Solo pochi giorni dopo, era il 27 ottobre del 1997, Donato, o meglio, oramai da tempo Walter, Walterino, per gli amici delle bische, suona ad un’abitazione con l’intento d’introdurvisi e realizzare così una rapina. All’uomo che apre, si spaccia per un fattorino delle poste, chiedendogli  di poter entrare per firmare la ricevuta, ma appena dentro l’alloggio, dichiara: “è una rapina”. La moglie dell’uomo, che era in casa anche lei in una stanza vicina, ode la frase ed impaurita, inizia ad urlare. A questo punto, Bilancia perde il controllo della situazione e la rapina degenera. Senza alcun indugio, il killer uccide a sangue freddo prima la donna, tale Maria Luigia Pitto e subito dopo il marito Bruno Solari, dandosi successivamente alla fuga, senza sottrarre alcun valore.

Il criminale è oramai un cane sciolto in cerca di preda, ma anche fuori di testa.

Iniziando prima a studiarne movimenti e le sue abitudini, prende ora di mira il cambiavalute Luciano Marro, e dopo soli pochi giorni trascorsi dai precedenti delitti, era il 13 novembre dello stesso anno, passa all’azione, rapina un’ingente somma di denaro all’uomo, si parla di circa 45 milioni di lire, poi lo uccide subito dopo.

Trascorrono neanche due mesi, era il gennaio del 1998, quando, mentre era in casa, si riporta fosse comodamente seduto sul divano davanti alla TV, nella sua mente balena nuovamente ed improvvisamente il desiderio di ammazzare qualcuno, di nuovo quella voglia di uccidere per sentirsi realizzato.

Non ci pensa neanche due volte, ed esce subito in strada, ove incontra un povero e sfortunato guardiano notturno, salito poi alle cronache per Giangiorgio Canu, il quale aveva avuto la sola sfortuna di trovarsi nel luogo sbagliato al momento  sbagliato, quella di aver incontrato prima di ogni altro, il killer. Dopo averlo pedinato per un paio di giorni, cercando di comprenderne le sue abitudini, Bilancia lo attende, poi, nell’androne del portone di un’immobile che sorvegliava, al suo arrivo, all’improvviso, gli getta sulla testa con una giacca e gli spara, rapinandolo del suo portafoglio, che poi subito dopo getta via, con disprezzo.

Le pause di raffreddamento tra un delitto ed un altro, non sono molto lunghe, mentre non lesinava mai visite a suo padre, del quale nonostante tutto, benché quel rapporto difficile, non poteva farne a meno, dimostrando, di dipendere ancora molto psicologicamente dal suo genitore. Il 9 marzo del 1999, proprio in occasione di uno  di questi  incontri, a Cogoleto, un comune della città metropolitana di Genova, fa salire sulla sua auto una povera prostituta, Stella Truya, con la quale consuma un frettoloso rapporto sessuale. Subito dopo, ferma l’auto in una piazzola autostradale, la fa scendere, copre la testa alla donna con un asciugamano e gli spara a bruciapelo un colpo alla nuca.

Poi, ancora dopo pochissimi giorni, era il 17 marzo, tocca a Ludmilla Zubckova, un’altra povera donna che batteva il marciapiedi di Albenga. Dopo averla invitata a salire sulla sua auto per andare a casa sua, dietro la promessa di una lauta ricompensa, durante il tragitto, anche in questa circostanza, improvvisamente la fa scendere dal veicolo, la fa voltare e la uccide ancora una volta con un colpo secco alla nuca.

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