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Ma, per tutto c’è un epilogo e quello tra Milena e Mario, avviene quando gli ufficiali giudiziari, bussano alla porta di casa per pignorare i beni presenti, a causa di alcuni debiti contratti dal marito a sua insaputa. Ancora una volta, dopo essere andata via dalla casa materna, nel 1995, Milena, stanca dei soprusi che sta nuovamente subendo, così come fosse un copione di quanto già vissuto da ragazza, lascia il marito, portandosi con se le sue due figlie, andando a vivere ad Este, un paesone di 16.000 abitanti, nella provincia di Padova, dove trova lavoro, questa volta come portinaia di una palestra.

Ma, i soldi sono pochi, la vita è sempre più difficile ed è sempre più arduo andare avanti. Incontra un uomo, Giusto Dalla Pozza, ha 83 anni, il quale le offre lavoro come badante. L’uomo presta dei soldi alla donna, sembrerebbe trattarsi di circa 4 milioni delle vecchie lire, approfittando della situazione in cui versa Milena, ne chiede subito dopo la restituzione in ratei da 500 mila lire, o, in alternativa, in una sorta di ricatto, chiedendone il saldo del debito in “natura”.

Al netto rifiuto di Milena, l’uomo, avrebbe tentato di violentarla più volte. Nella colluttazione, il  Dalla Pozza, viene colpito violentemente più volte alla testa con una lampada e lasciato dalla donna, che esce subito dopo di casa, agonizzante in terra, in un lago di sangue.

Qualche ora dopo, Milena chiama i carabinieri, avvertendoli delle condizioni dell’uomo, raccontando  loro di averlo rinvenuto in quel modo rientrando in casa. Gli inquirenti, anche a seguito delle dichiarazioni di Milena, connettono la vicenda, che comunque condurrà in pochi giorni alla morte del Giusto in ospedale e che sarà archiviata, ad una probabile caduta accidentale. A proposito di questa evento, la donna sarà processata e condannata successivamente, per eccesso di legittima difesa, solo dopo aver confessato in seguito le sue colpe, come in una sorta di liberazione, unitamente ai successivi omicidi.

Intanto, dopo la morte dell’anziano, la Quaglini, ritorna in Lombardia, a Broni, dal secondo marito, Mario Fogli, con il quale ha sempre continuato a mantenere i contatti, ma si accorge subito, che nulla è cambiato, tutto è esattamente uguale a prima, se non addirittura peggio, liti, violenze e soprusi nei suoi confronti, tornano ad essere di casa ed inizia così a meditare il suicidio.

Il 2 agosto del 1998, dopo l’ennesima lite, in stato di forte alterazione dovuta all’assunzione di sostanze alcoliche, decide di farla finita. Attende che le due bambine prendono sonno, e mentre anche il marito dorme, gli avvolge il collo con un cordino di una tapparella stringendo, l’uomo si sveglia e tenta di sottrarsi allo strangolamento, ne nasce una inutile colluttazione, in cui il Fogli, ha la peggio, in quanto colpito più volte alla testa con uno scrigno, poi finisce strangolato per incaprettamento. Milena avvolge il corpo inerte di Mario con delle coperte ed un tappeto, adagiandolo poi sul balcone di casa.

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