Il Comune può scegliere due strade per combattere la sua battaglia legale contro il megaimpianto approvato dalla Regione. Intanto sullo sfondo resta la polemica politica.

Un sì che pesa, quello della Regione Lazio.

Il megadigestore si farà, questo il messaggio arrivato da Roma dopo la conferenza dei servizi alla quale, pure, era giunto il netto no del Comune, dell’Asl e della Soprintendenza Archeologica.

Ora quindi ci sarà da declinare quel no in tutte le maniere possibili. E proprio l’amministrazione comunale diventa il principale antagonista del progetto di Ambyenta Lazio.

Per quel che si è capito, il Comune ha due strade: impugnare in sede amministrativa il via al procedimento, quando questo sarà emesso a definitiva conclusione della conferenza dei servizi, entro il termine di dieci giorni. Oppure ricorrere al tribunale amministrativo del Lazio, chiedendo di sospendere l’effetto di quella che sarà la decisione della Regione: battaglia quest’ultima che avrebbe tempi più lunghi e legati ai dispositivi della sentenza, con un quanto mai probabile successivo appello al Consiglio di Stato della parte (o delle parti) che riterranno di non essere state sufficientemente tutelate dal Tar.

Tutto ciò dopo la manifestazione del Pincio e con polemiche striscianti sul ruolo avuto dai consiglieri regionali, più volte accusati (non solo dal centrodestra) di immobilismo.

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