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Alcuni testimoni, dichiararono che nelle vicinanze del ritrovamento della ragazza, quella notte avevano incrociato una Seat Ibiza rossa, e di averne parzialmente rilevato i caratteri identificativi della targa. Mentre intanto gli inquirenti, erano riusciti ad individuare il punto esatto ove la ragazza era stata colpita a morte, per essere successivamente trasportata e scaricata, lungo la strada ove è stata poi rinvenuta, ritrovando sul luogo dell’omicidio, una modanatura che risultava perfettamente compatibile, proprio a quella di una Seat Ibiza.

Nella zona, scatta subito la caccia all’assassino e viene predisposta, per mezzo di polizia e carabinieri, una battuta a vasto raggio, con la presenza di numerosi posti di blocco lungo tutte le strade principali. La Seat Ibiza di colore rossa, con alla guida Marco Bergamo, incappa in uno dei  posti di controllo e viene fermata dai poliziotti, ai quali saltano subito agli occhi alcuni particolari,  notando che il suo conducente, mostra da subito un atteggiamento nervoso, cercando al contempo di giustificarsi, dichiarando loro, che si stava recando a Trento per essere sottoposto ad alcune cure mediche. Gli agenti, notano in particolare che il parabrezza dell’auto risulta scheggiato in diversi punti e, proseguendo nei controlli, rinvengono nel bagagliaio dell’auto, il copri-sedile lato passeggero, imbrattato di sangue ed anche il portafoglio, di una povera prostituta, di soli 19 anni che era stata appena identificata per  Marika Zorzi, uccisa solo poche ore prima. Mentre i dati parziali della targa del veicolo rilevati dai testi, corrispondevano a quelli dell’auto che era stata fermata.

Marco Bergamo, un ragazzone di ventisei anni, con due baffoni neri, alto un metro e ottantacinque, non oppone alcuna resistenza e viene accompagnato immediatamente in questura, ove viene posto in stato di fermo ed a seguito di un pressante interrogatorio, cede, dichiarando agli investigatori:

“Intorno alle 24 ho fatto salire nella zona della concessionaria Renault di via Renon in Bolzano una prostituta di nome Marika Zorzi – Giunti sul posto abbiamo dapprima parlato un po’ del più e del meno e quindi io mi sono spogliato per consumare con lei il rapporto che avevamo pattuito”

“Visto che avevo un solo testicolo, disse che non voleva più continuare. Le ho chiesto di ridarmi i soldi, ma lei si è messa a urlare. Ho provato a calmarla, dandole un paio di schiaffi, ma non ci sono riuscito. Mi ha aggredito urlandomi figlio di puttana”. 

“Mi ha detto che ero un mezzo uomo”. “Mi era esplosa fuori una rabbia interiore ed ho preso da dietro il mio posto macchina un coltello ed ho iniziato a colpirla”. 

Nel frattempo, altri agenti, che si erano portati presso la sua abitazione per effettuare le perquisizioni del caso, trovarono numerosi coltelli ed una piantina di Bolzano, che recava un percorso stradale evidenziato, il quale conduceva dalla casa alla scuola, di una ragazza, sua vicina di casa, che era stata uccisa nel 1985, Marcella Casagrande ed il cui carnefice, non era mai stato identificato.

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