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Certo è, che a parte la morte della moglie e la presenza di un momento di difficoltà nel lavoro, nel quale tuttavia percepiva un discreto assegno mensile, a carico di Calderone, non sono emerse particolari gravissime ed insormontabili situazioni, per le quali, l’uomo non avrebbe potuto vedere un futuro per la sua esistenza e quella delle figliolette, tanto da rendendolo così disperato a tal punto da decidere di commettere una strage familiare.
Ciò è provato anche dal riconoscimento della seminfermità mentale, con la quale il giudice, ha voluto probabilmente, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, comminare una condanna, ma tuttavia, più lieve, rispetto ad un sicuro ergastolo.
Calderone, con il suo umore e la sua chiusura, almeno da quanto emerso dalle dichiarazioni dei vicini e dei parenti, aveva mostrato già delle avvisaglie, una forma di psicopatia, poi degenerata improvvisamente, dovuta anche alla sua probabile evidente inettitudine, una volta scomparsa la moglie, di prendersi per intero le responsabilità di gestire una famiglia.
Per questo, non sarei stato molto indulgente nei suoi confronti, anche in considerazione, che la sua azione omicidiaria, a mio parere è stata organizzata e quindi premeditata.
Di quanto al punto precedente, ne sono le prove, l’aver atteso che l’amica della figlia più grande lasciasse l’appartamento, l’aver atteso il giorno che la suocera fosse fuori di casa, l’aver augurato la buona notte alle tre figlie, con freddezza e distacco, visto ciò che stava per compiere, così come stesse recitando una farsa, attendere che avessero preso sonno, per poi tornare sui suoi passi armato di un grosso coltello ed infierire spietatamente, centinaia di coltellate a morte sui loro corpi. E come se non bastasse, appiccare fuoco all’alloggio, per cercare di occultare le tracce della mattanza che aveva appena compiuto, fingendo al contempo, un suicidio mancato, ma solamente, procurandosi dei labili tagli su alcune parti del corpo, che non avrebbero potuto assolutamente provocare la sua morte. Non per ultimo per importanza, il depistaggio che Calderone tentò di mettere in atto durante gli interrogatori e le fasi dibattimentali dei processi, dichiarando di essere vittima degli usurai, ma anche che a compiere quella strage, non fosse stato lui, bensì degli estranei, smentito però dalle indagini e dalle prove acquisite, come dalla perizia psichica redatta a suo carico, che lo ha di fatto inchiodato. Per finire, dimostrando scarsa tolleranza allo stress e narcisismo accentuato, con la conseguente distorsione degli affetti nella famiglia.
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