No agli Enti di Gestione degli Ato (EGATO) per i rifiuti, così come disegnati dalla proposta di legge regionale 300 del 13 aprile scorso. Questo il sunto delle osservazioni che il Sindaco Ernesto Tedesco e il Vicesindaco (con delega all’Ambiente) Manuel Magliani hanno inviato al consiglio regionale nei giorni scorsi, definendo “irricevibile” la proposta.
Già durante la commissione ambiente tenutasi giovedì scorso presieduta dalla consigliera Barbara La Rosa è emersa la netta contrarietà alla proposta di legge così come presentata da parte di tutti gli intervenuti. Nelle osservazioni preliminari si fa riferimento in particolare al fatto che “l’ambito di Roma, in cui è inserita la Città di Civitavecchia, include realtà profondamente disomogenee fra di loro e soprattutto distanti”, tali che “l’invocato principio di prossimità è di per sé violato”, “trattandosi di comuni distanti anche più di 150 km fra di loro”.
“Peraltro, i comuni della fascia costiera quali Civitavecchia, Santa Marinella, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino presentano caratteristiche particolari legate allo sviluppo delle attività nel periodo estivo che si riverberano sul servizio di gestione dei rifiuti urbani”. I vertici dell’Amministrazione mettono in guardia la Regione Lazio anche in merito ai risvolti occupazionali di tale servizio: “Desta preoccupazione ed impone di agire con la massima cautela anche in ragione del fatto che la Città di Civitavecchia svolge attualmente il servizio di gestione dei rifiuti urbani attraverso una società in House”, la CSP “che impiega oltre 350 unità per i molteplici servizi in esecuzione fra cui quello di gestione dei rifiuti rappresenta il principale rapporto”. Il tutto con discreti risultati visto che “il Comune ha ricevuto nel 2021 un riconoscimento da parte di Legambiente essendo collocata Civitavecchia fra i primi 5 comuni ricicloni nel Lazio per incremento della percentuale di raccolta” nonostante le misure Covid abbiano inevitabilmente incrementato la produzione della frazione indifferenziata.
Nella lettera si cita tuttavia anche “la tempestività e prontezza di intervento che impongono una gestione in loco dei servizi che non può essere delocalizzata e decontestualizzata a molti chilometri di distanza all’interno di un Ente di Gestione che sarebbe gravato come nel caso specifico di Roma Capitale da un lavoro” tale da “compromettere la qualità dei servizi oggi resi dai comuni ai propri concittadini”.
Inoltre, “Merita censura la previsione del tetto massimo del 40% a carico di Roma Capitale ai fini della dotazione organica di partecipazione, risultando, per converso a carico dei 120 comuni della Provincia il 60% degli oneri di funzionamento dell’EGATO”, quindi con un ente composto da nominati, e non eletti, a gestire sia la raccolta che la tariffa. “Unica certezza che emerge dalla lettura del testo è un aggravio di costi a carico della collettività determinato dalla costituzione di un nuovo Ente i cui rappresentanti vengono a percepire importanti compensi in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo post covid ed in corso di una crisi internazionale che ha portato all’incremento dei costi delle materie prime pauroso”.
Di qui la contrarietà espressa dal Sindaco Tedesco e dal Vicesindaco Magliani ad un “testo contraddittorio – anche con gli stessi principi di prossimità ed autosufficienza – lacunoso e generico, e potenzialmente dannoso per le comunità. Questa amministrazione è disponibile al ragionamento in un sistema condiviso fra comuni consimili per la gestione integrata dei rifiuti urbani, giammai imposto attraverso una legge che presta il fianco a molteplici censure”.
La palla passa chiaramente in mano al consiglio regionale: l’auspicio è la massima convergenza sul tema da parte dei rappresentanti della città in Regione, in modo da emendare la proposta.