Una difesa a spada tratta di Csp e della sua gestione, attaccando senza mezzi termini il Pd e soprattutto il capogruppo dem Marco Piendibene dopo gli interventi dei giorni scorsi. A scendere in campo al completo è la Lista Tedesco, con il suo coordinatore Mirko Cerrone e con i suoi tre consiglieri Mirko Mecozzi, Barbara Larosa e Roberta Morbidelli, i quali candidano lo stesso Piendibene “apparentemente ben informato ad essere uno dei referenti più affidabili delle talpe – spiegano – che avrebbero fatto trapelare documenti riservati dalla nostra partecipata. A lui prima di ogni altra cosa chiediamo se è in possesso dell’email riservata o delle 30 conciliazioni che avrebbero causato il presunto ammanco di 500 mila euro in aumenti stipendiali. L’esponente Dem subito dopo dimentica quanto i suoi amati governi di coalizione abbiano lavorato per erogare i ristori Covid per l’anno passato che a quanto pare sono sacrosanti per tutte le imprese e enti pubblici, compresa l’Adsp che ne ha beneficiato per 9 milioni di euro, ma diventano malaffare solo se finiscono a compensare i maggiori costi e i minori ricavi di Csp che lo scorso anno ha chiuso in attivo il bilancio, nonostante quei fondi, certificati anche dai revisori dei conti, siano stati riconosciuti in maniera incompleta e per difetto per circa 300 mila euro”.
La Lista Tedesco sottolinea quindi come “gli attuali rincari di benzina, metano e materie prime a livello nazionale sono il pilastro principale dell’agenda Draghi per i decreti aiuti uno, bis, ter e fino all’undecies, ma si trasformano nella favola del buco dell’ozono – hanno aggiunto – solo quando il metano da autotrazione finisce nei serbatoi dei mezzi tanto voluti dagli ex alleati grillini. Nessuno discute la bontà della scelta green, ma l’aumento del gas è fatto oggettivo: da 0,8 si è passati a 1,8 euro al kg. Quando si difendono i lavoratori, da bravo ex comunista, esulta per l’aumento degli stipendi dei lavoratori con in nuovi CCNL, salvo poi imputare al management di Csp la responsabilità dell’aumento dei costi del personale che per questa sola voce incidono per 250mila euro anno. Insomma Cspdovrebbe pagare meno stipendi in barba ai contratti collettivi, avere accesso a benzine senza aumenti e usufruire di materie prime autoprodotte, lustrando ogni angolo della città senza pezzi di ricambio, immune da ogni spinta inflazionistica. Una visione che la dice lunga sull’esperienza d’impresa di questo campione di bostik poltronaro cittadino. Quanto poi all’insinuazione sul consigliere Mecozzi al quale la gente si rivolgerebbe per risolvere problemi in Csp – concludono – siamo certi che i cittadini abbiano capito a chi sta a cuore il posto di lavoro dei 340 dipendenti e chi li sbatterebbe volentieri per strada già da questo ferragosto, senza nemmeno bisogno di interpellare i suoi amici “regionali” favorevoli ai biodigestori”. (Civonline)