CIVITAVECCHIA – “In queste settimane di campagna elettorale si sono spese centinaia di parole su quella che sarà la Civitavecchia che verrà.
Decine di progetti volti a spiegare quello che accadrà nel momento in cui una delle più grandi, se non la più grande, azienda del territorio andrà a dismettere la sua attività al 31 dicembre del prossimo anno.
Tutti progetti sulla carta bellissimi, alcuni dei quali anche condivisibili, che però parlano del “futuro” senza dare il minimo accenno, se non in maniera molto vaga, a cosa accadrà nel periodo di transizione, ovvero l’arco temporale che andrà dal giorno successivo alla chiusura di TVN al primo giorno di attività dell’opera che la sostituirà.
Per la verità non ci sarebbe neanche bisogno di aspettare il giorno della chiusura definitiva… attualmente la gran parte delle attività che ruotano intorno alla centrale sono relegate in una sorta di limbo in cui non si riesce ad intravedere la luce.
Tutto legato ai tavoli regionali e nazionali dove la voce di chi sta vivendo sulla propria pelle questa situazione non riesce ad arrivare con la giusta forza, tavoli dove il loro problema, reale ed attuale, è relegato ad essere una sorta di danno collaterale in una “guerra” di interessi più alti.
In questi cinque anni di amministrazione di centrodestra, con gli stessi protagonisti che in questo sono lanciati a “rinnovare” la città, c’è stata la possibilità di gettare tutti insieme le basi per qualcosa di diverso, i mezzi c’erano tutti ma si è deciso, se scientemente o meno non sta a me dirlo, di non utilizzarli.
Parlo di quel tavolo del lavoro, che avevamo trovato abbozzato dalle precedenti amministrazioni, e trasformato dalla amministrazione cinque stelle in tavolo permanente del lavoro.
Uno strumento che, associato alle commissioni consiliari che lo preparavano, riuniva periodicamente intorno ad un tavolo di discussione tutti gli stakeholder del territorio, le parti sociali e la politica, un tavolo dove non solo si discuteva delle tante, troppe, emergenze del territorio ma anche, e soprattutto, dove si gettavano le basi per la pianificazione delle attività che avrebbero investito economicamente, e quindi socialmente, il nostro territorio.
Questo è il punto esatto da dove ripartirà la nostra attività amministrativa dopo cinque anni di pesante e colpevole silenzio, cinque anni dove il mondo del lavoro cittadino, sempre più in crisi, non ha trovato un posto dove poter far sentire la propria voce.
Un tavolo che non dovrà essere di crisi, bensì di pianificazione perché il futuro della città non può essere ancora una volta legato a scelte piovute dall’alto ma va deciso insieme.
Da tutti”.

Francesco Fortunato
Candidato consigliere M5S

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