Gran lavoro per il neo presidente Di Majo. Si annunciano mesi durissimi.
Buco da sei milioni di euro all’Autorità portuale e resta il nodo del personale.

Soffia aria gelida sul porto di Civitavecchia. E non parliamo solo dell’annunciato decreto ingiuntivo del Comune di Civitavecchia per il mancato introito della convenzione; ma su quello torneremo più avanti. Il problema è tutto legato ai circa sei milioni di euro di buco che il nuovo presidente dell’Autorità Portuale Di Majo avrebbe scovato dopo pochi giorni dal suo insediamento a Molo Vespucci. Ma non è certo una sorpresa che “il porto dei miracoli” era in effetti un gran bluff e tra l’altro un vasto carrozzone a spese dei contribuenti. Basti ricordare le assunzioni e la pianta organica dell’Autorità Portuale che, con riferimento alla grande dello scalo e al suo volume d’affari, ha il maggior numero di dipendenti rispetto agli altri porti italiani. Senza dimenticare la vicenda dei canoni aumentati nel 2012 e posti a carico delle società petrolifere e su cui pende un giudizio promosso dalla Total Erg: se la multinazionale dovesse vedere confermato quanto vinto in primo grado, per Molo Vespucci sarebbe una mazzata in termini economici di non poco conto. Insomma non sono poche le grane per il nuovo presidente Di Majo ma è stata finalmente eliminata quella cortina di fumo che ricopriva l’ente portuale, tra stampa e non solo compiacente. Ma torniamo alla vicenda dell’accordo tra il Pincio e Molo Vespucci. Accordo annunciato in pompa magna dal sindaco Cozzolino e dall’allora ex presidente-commissario Monti: di fatto di soldi il Pincio non ne ha visti neppure un centesimo. Strano però che il primo cittadino si sia svegliato solo ora, dopo più di un anno a chiedere che venga rispettato quell’accordo su cui in molti avevano storto il naso. Perché non chiederli prima all’ex presidente Monti, “scelto” proprio da questa amministrazione nella terna da presentare?

 

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