Nel 1944 a Santa Marinella, durante lo scavo di un pozzo a poca distanza dal fosso di Castelsecco (detto anche Castrica o Sciatalone), fu rinvenuta una stele monolitica di travertino.
Questa era spezzata in due parti così il commissario prefettizio dott. Vece, insieme alla ex-Soprintendenza per l’Etruria
Meridionale, decise, dopo il restauro, di porla nelle vicinanze al Km 59,7 della Via Aurelia dove è possibile vederla ancora oggi. La stele, delimitata al bordo da una cornice e delle dimensioni di cm 250 x 80 x 50, è un’ iscrizione “titulus honorarius“ recante una dedica, in epigrafia latina, mediante l’incisione di trecentosette lettere di cm 7 ciascuna, che commemora il rifacimento, avvenuto probabilmente nel 205-210 d.C., da parte degli imperatori Lucio Settimio Severo ( Imp. Caesar / L. Septimus Severus / Pius Pertinax Aug. ) e Caracalla ( Imp. Caesar / M. Aurelius / Antoninus / Pius Felix Aug. ) di un ponte dedicato alla divinità di Apollo che fu distrutto dalla furia del fiume e del mare ( pontem Apollinis / maris et luminum / violentia eversum ). Il fiume oggi sappiamo altro non essere che proprio il sopracitato fosso di Castelsecco e il ponte doveva servire per attraversarlo lungo il percorso dell’ Aurelia antica. Questo oggi è presente in parte con tre splendide arcate e mostra dei rifacimenti sia di epoca rinascimentale che del primo periodo moderno e, insieme con la lapide, sono conosciuti col nome di “Ponte e Stele di Apollo”. Nonostante la modesta traccia pervenuta fino ai nostri giorni, l’originario ponte doveva essere assai più consistente viste le testimonianze
lasciate dai basamenti in calcestruzzo, delle dimensioni di m 8 x 4 , su cui doveva poggiare almeno un grande arco.
(Glauco Stracci-SSC)