IL DECRETO LEGGE SULLA SICUREZZA INTEGRATA (Rubrica a cura del Dr Remo Fontana, Criminologo)

(Ultima Parte)

Vi è poi un altro punto. Vero, il questore quando sarà messo in condizioni di farlo, emetterà il daspo nei confronti delle persone condannate, vietando loro di frequentare o accedere in quei locali o pubblici esercizi nei quali gli stessi abbiano commesso gli illeciti per i quali sono stati puniti, ma chi impedirà loro, di frequentare il vicino locale e porre nuovamente in essere l’attività criminale già compiuta in precedenza?
Ed ora concludo veramente la mia disamina, sulla parte in cui il Decreto Legge interviene sul reato di Deturpamento e imbrattamento di cose altrui, previsto dall’art. 639 c.p., prevedendo a tal proposito che il giudice “può” (quindi si tratta di una discrezionalità dello stesso giudice e non un dispositivo preciso e certo), disporre l’obbligo di ripristino e di ripulitura dei luoghi ovvero, l’obbligo di sostenerne le relative spese o il rimborso di quelle sostenute, ecc. Se il condannato non ottempera all’eventuale “può” comminato dal giudice e questi risulti anche in questo caso indigente, non rimborserà alcuna spesa eventualmente sostenuta da terzi per il ripristino dello stato dei luoghi, che in molti casi potrebbero ricadere sulla collettività. Con la conseguenza, che al delinquente sarà inoltre riconosciuto, in barba a tutti i bravi cittadini onesti, anche il beneficio del riconoscimento del diritto al gratuito patrocinio legale a carico dello Stato, così come previsto dalle vigenti norme, il quale Stato, è composto anche di tutti quei cittadini onesti che pagano regolarmente le tasse. Come dire: oltre il danno, anche la beffa!
Nel nostro Paese le norme non mancano certamente e quasi ogni giorno, ne vengono “partorite” di nuove. Non è raro che queste finiscano per accavallarsi tra di loro, o che addirittura si contraddicano; in talune circostanze ritenute invece dalla Suprema Corte, anticostituzionali. Un vero e proprio ginepraio, con il successivo costante proliferarsi di continue sentenze, che non è raro siano contraddittorie tra di loro, finendo così per favorire l’illegalità, anziché contrastarla.