“Nella prima metà del 1700 il buon Luigi Vanvitelli con il suo amico Nicola Salvi scelsero Civitavecchia per adornarla di fontane.
A parte quella famosissima, posta nel porto sulle mura di Urbano VIII e voluta dal Papa Benedetto XIV, che noi indigeni chiamiamo confidenzialmente “il Mascherone della Calata”, il Vanvitelli costruì altre fontane, tutte in travertino bianco e tutte molto belle.
Ce n’era una, in bella mostra, in via Enrico Toti quando ancora non era stata costruita la scala e l’ascensore che avrebbe dovuto collegare via Toti con via Regina Elena, la fontana poi spostata lateralmente alla scala di fianco all’ascensore…e questo è il punto: l’ascensore.
Ricordo… alla fine degli anni 80 il grande Architetto Alfiero Antonini fece il progetto per il restyling del Ghetto (all’epoca la legge 13 era agli esordi, disattesa e sconosciuta, ma l’art. 3 della Costituzione era già esistente)e nel progetto erano, appunto, previsti oltre ad altri interventi di riqualificazione, anche la scala e l’ascensore. Tutto realizzato, ovvero quasi tutto…
La fontana fu messa in castigo sotto la scalinata, e l’ascensore creò problemi legati all’uso….per esempio chi doveva usarlo? Le chiavi a chi darle? E così via… ed allora rimase così, inutilizzato e passato nel dimenticatoio in questi ultimi 25 e passa anni.
Oltre tutto, nel rifare il pavimento in sampietrini, nessuno ha pensato a dei camminamenti per le persone con ridotta mobilità, bambini in carrozzina, tacchi a spillo, ipovedenti, canadesi o altri sistemi di appoggio (diciamo che non è proprio comodo girare per i ghetto con le ruote… e mentre ai bambini in carrozzina può conciliare il sonno, per gli altri, come si dice a
Civitavecchia ”viene su la prima pappa”).
È d’obbligo la risposta alla domanda che tutti si porranno ora leggendo questa mia: cosa voglio?
Vorrei che in questa città ci fosse rispetto per le persone con difficoltà, con qualsiasi tipo di limitazione. Impariamo che la disabilità non è solo sedia a rotelle, è anche disabilità sensoriale, è anche vecchiaia, è anche impedimento temporaneo, è una mamma col passeggino e le borse della spesa… E potrei portare mille altri esempi.
Vorrei una città in cui la qualità di vita percepita da ogni singolo cittadino, disabile o no, sia almeno buona… non pretendo
la perfezione ma…
Putroppo tutte le amministrazioni mai hanno rispettato i bisogni dei più deboli (che poi deboli non
siamo!!!!) ed oggi, con molti peggioramenti, ci troviamo una città fatta solo per i super eroi dei fumetti, che riescono a volare… evitando le buche più dure…
Penso sarebbe bello ed utile usufruire dei finanziamenti a fondo perduto che la Comunità Europea mette a disposizione dei Comuni per “l’inclusione sociale0,” per rimettere ordine la dove le “amministrazioni precedenti” non hanno fatto il loro dovere(stavolta ci stò, ma non per tutto)…ahhh già…ma ci vuole che il comune sia dotato di Peba!!! E noi non lo abbiamo…
Quello che abbiamo oggi è un rinnegare i diritti di tutti, e molto di ciò è imputabile all’attuale Amministrazione che approva nel 2015 un atto di indirizzo e lo dimentica nel cassetto.
Sento le vocine dei grilli parlanti (scusate il gioco di parole…) puntare il dito non serve a nulla, occorre collaborazione…ebbene… per il miglioramento necessario e per evitare altri errori, era stata offerta gratuitamente la nostra esperienza più e più volte in questi anni, come Tavolo tecnico per la Cultura dell’Agibilità, ci sono state fatte dichiarazioni di interesse che sono poi cadute nel dimenticatoio proprio come l’ascensore di via Toti e la fontana spostata.
Voglio precisare per dovere di cronaca che la nostra esperienza è stata messa a servizio della città, non già per scopi speculativi ma per perorare una giusta causa.
Sere fa, girovagando e sobbalzando per il ghetto con un gruppo di amici abbiamo tirato fuori il problema dell’ascensore inutile perché mentre tutti gli amici sono saliti dalla scala per raggiungere la pizzeria in via Regina Elena…ad un povero cristo è toccato scorrazzarmi, tra un sanpietrino e l’altro, sulla salita per raggiungere il resto della compagnia. Il vano che contiene l’ascensore è diventato un ricettacolo di immondizia, la fontana versa in un grave stato di degrado.
Non mi è sembrata una grande idea mettere in castigo la fontana, né realizzare un’opera inutile ed inutilizzata, ma visto che oramai il tutto è fatto da tanti anni…beh!….facciamo in modo che almeno funzioni. Al Vanvitelli forse spiacerebbe meno sapere che la sua fontana è in castigo se la causa e’ nobile, e perché no… anche a me, che non posso fare le scale!!!”.
Elena De Paolis