Certamente la tecnologia ha già risolto tantissimi problemi in tutti i campi di azione dell’uomo, dalla medicina, alle telecomunicazioni, all’industria, ai trasporti, all’arte ecc. Nel futuro farà sicuramente grandi cose se non verrà usata, come le scoperte di Einstein, per fini militari e di distruzione globale. Già oggi abbiamo costruito una stazione spaziale in orbita intorno alla terra, abbiamo inviato sonde su Marte e possediamo un prototipo di navicella spaziale, lo Shuttle. Già si progettano colonie sulla Luna e su Marte, ma la tecnologia e le scoperte scientifiche porteranno presto ad agire sul DNA umano per guarire malattie, allungare la vita e sviluppare potenzialità. L’uomo creerà, come per gli OGM e la pecora Dolly, una specie più evoluta e perfetta di adesso. Chissà poi se già i nostri figli o i nostri nipoti verranno a sapere come si è formato l’universo, come si può viaggiare in esso spostandosi attraverso i Wormhole e cosa c’è al di là dell’orizzonte degli eventi di un buco nero. La realtà e la vita come la concepiamo ancora oggi sarà completamente stravolta dalla conoscenza e dalla tecnologia, i film di fantascienza di Hollywood stanno presentandoci questa visione delle cose che si sta già prospettando a noi. Ma siamo pronti per tanta meraviglia? Siamo degni di questa visione delle cose? Perché pensiamo alla conquista e alla conoscenza dei segreti della vita e dell’universo e poi viviamo e ci ammazziamo come animali feroci e affamati dentro un recinto? Ogni continente della terra ha la sua guerra, quasi tutti i Paesi sono impegnati in conflitti di varia natura, milioni di persone soffrono la fame e vivono nella miseria e nella povertà. Il futuro, come il presente, appartiene ad una elite e il resto dell’umanità, come sempre nella storia, non conta nulla? Perché l’uomo è capace di tanta bellezza e conoscenza e contemporaneamente di tanto orrore e pochezza? Io credo che la chiave di questo mistero sia da rintracciare nella mente. Sin dall’antico testamento gli insegnamenti dei profeti riguardavano un cambiamento di mentalità, la metanoia. La metanoia si inserisce nella linea profetica del Vecchio Testamento (Ezechiele, Geremia, ecc.), nell’annuncio che verrà il tempo in cui Dio toglierà il cuore di pietra dell’uomo e gli darà un nuovo cuore, un nuovo modo di pensare, di desiderare, un nuovo modo di integrazione, di totalità. Il cambiamento di mentalità è una conquista più ardua e affascinante di qualsiasi scoperta scientifica al punto che gli antichi la attribuivano ad un intervento divino. Infatti oggi, non ostante le innumerevoli scoperte, l’uomo si comporta come un primitivo, come un animale e continua ad uccidere e depredare i propri simili. Tutt’oggi, noi italiani, siamo un popolo e una Nazione in guerra, i diritti umani sono giornalmente violati, il razzismo e lo sfruttamento fanno parte del nostro quotidiano. La vera conoscenza, quella che dovrebbe sostenere lo sviluppo scientifico e tecnologico, è quella spirituale, è la sapienza che è la scienza della vita. Se l’uomo riuscisse a cambiare mentalità e invece di vivere soltanto una vita esteriore, economica e sociale scoprisse di avere una vita interiore fatta di intelligenza, sapienza e amore allora la tecnologia lo renderebbe simile ad un Dio, ma senza questo le scoperte del futuro rischiano di portarlo verso l’estinzione o di peggiorare questo mondo rendendolo simile agli scenari apocalittici descritti nel recente film remake Blade Runner 2049. Personalmente la penso come gli antichi e, quindi, spero in un intervento divino sull’uomo. Nel mio lavoro e nella mia vita vedo tutti i giorni quanto è difficile cambiare mentalità, abitudini e atteggiamenti. Non è impossibile ma è difficile governare la mente, modificarla e renderla strumento docile della volontà e altrettanto difficile è conoscersi nel profondo. Un lavoro individuale o in piccolo gruppo porta risultati sorprendenti, vedo persone, coppie e famiglie mettersi in discussione, capire e rinascere anche più di una volta, ma l’umanità nella sua globalità è ancora selvaggia e primitiva come ai tempi di Mosè e prima ancora. Rimane quindi l’interrogativo: Siamo pronti per tanta meraviglia? Siamo pronti sapere come stanno veramente le cose? E che ne sarà di noi?
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