platea corsa miguel

L’idea risale all’estate del 1998, quando Valerio Piccioni, giornalista della Gazzetta dello Sport, trovò la giusta intuizione in una libreria di Buenos Aires, in Calle Corrientes. Nel 2000 la Corsa di Miguel era divenuta realtà. Oggi, dopo 17 anni, ci si prepara alla nuova edizione della gara romana dedicata al poeta-maratoneta argentino Miguel Sanchez, sequestrato nella sua casa e scomparso nella notte fra l’8 e il 9 gennaio 1978. Nel corso degli anni, la manifestazione si è arricchita di molteplici valenze civili, sociali e culturali, a dimostrazione del fatto che lo sport rappresenta uno straordinario strumento di aggregazione, di educazione e di crescita individuale e collettiva. Trait d’union di tutte le edizioni, la profonda amicizia che lega l’Italia all’Argentina, legame che dal 2000 ad oggi si è fatto sempre più solido e profondo, anche grazie all’iniziativa di Valerio Piccioni.
Oltre 15.000 gli studenti coinvolti nell’ultima edizione del 2016, sia nelle gare podistiche e negli eventi sportivi, sia nelle centinaia di seminari che si svolgono prima e dopo la maratona. E anche quest’anno gli allievi dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” hanno deciso di partecipare alle attività legate alla Corsa di Miguel, grazie all’impegno e al coordinamento della Prof.ssa Ambra Ruia, Docente di Scienze Motorie dell’Alberghiero di Ladispoli.
A cominciare proprio dal convegno che si è tenuto lunedì 4 novembre nell’Aula Magna dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” di Ladispoli, dedicato al mondo paraolimpico e della disabilità sportiva. I seminari sono coordinati, come sempre, dal Club Atletico Centrale in collaborazione con il Comitato Italiano Paraolimpico. “Macché barriere. Questo è sport”: lo slogan scelto dagli organizzatori rimanda direttamente allo spirito più profondo della manifestazione e al senso più autentico della pratica sportiva come strumento di integrazione sociale. Relatore del seminario di lunedì è stato Marco Bonarrigo, ex-giornalista del Corriere della Sera, attualmente corrispondente da Parigi per la tv francese.
Molti gli spunti di riflessione emersi durante l’incontro, soprattutto dopo la visione di due video che hanno mostrato atleti delle Olimpiadi e quindi delle Paraolimpiadi 2016 di Rio, questi ultimi alle prese non soltanto con le sfide dello sport agonistico, ma anche con quelle – non meno impegnative – della vita quotidiana.
Molti i personaggi-simbolo di una tradizione – la Corsa di Miguel – che si avvia a diventare storia: dal rugbista Martin Sharples (vittima di un grave incidente automobilistico, costretto all’uso di una protesi e concorrente della gara intitolata al poeta-maratoneta argentino) al pilota automobilistico Alex Zanardi, da Martina Caironi (atleta amputata alla gamba sinistra e campionessa paralimpica di 100 metri e di salto in lungo) a Oxana Corso (atleta disabile dei 100, 200 e 400 metri), da Raffaele Panebiano (maratoneta non vedente) a Samia Yusuf Omar (la giovane velocista somala campionessa dei 200 metri alle Olimpiadi di Pechino nel 2008, morta annegata nell’aprile del 2012, mentre stava cercando di raggiungere le coste italiane su un barcone di migranti partito dalla Libia).
Bonarrigo ha ripercorso la storia delle Paraolimpiadi, dalla prima manifestazione di Londra nel ’48 all’edizione di Roma nel ’60, invitando gli studenti a partecipare, domenica 21 gennaio, alla ‘Strantirazzismo’ (la corsa di 3 km che si svolge nella Capitale, dal Ponte della Musica allo Stadio dei Marmi) e ai “Mille per Miguel” (la competizione riservata alle Scuole Secondarie di 1° e 2° grado).
Ma Bonarrigo ha emozionato gli studenti del ‘Di Vittorio’, soprattutto quando ha descritto il coraggio e la vita di Bebe Vio, la campionessa paralimpica di scherma, che a 11 anni si è vista amputare gambe e braccia a causa di una meningite. Medaglia d’oro nel fioretto singolare e di bronzo nel fioretto a squadre alle Paralimpiadi di Rio, campionessa ai Mondiali di Roma in entrambe le specialità, Bebe è anche autrice di due libri che ripercorrono la sua esperienza: Mi hanno regalato un sogno (2015) e il recentissimo Se sembra impossibile allora si può fare (2017).

“Se l’obiettivo è l’integrazione – ha sottolineato la Prof.ssa Ambra Ruia, Docente di Scienze Motorie dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli –  lo sport può e deve essere il veicolo, la fonte e il motore dell’inclusione, valorizzando le diversità e trasformandole in risorse: è un cambiamento culturale importante – ha aggiunto la Prof.ssa Ruia – cui ha contribuito in questi anni anche la Corsa di Miguel”.

“Un sogno rende più facile il raggiungimento della meta. – ha dichiarato più volte Oxana Corso – Non sentitevi mai diversi: credete sempre in voi stessi, perché tutto è possibile e sta solo a noi e alla nostra volontà. Alla fine, siamo diversi da chi? In realtà da nessuno di reale, solo dall’idea che ci facciamo di ciò che vorremmo essere ed è solo colpa nostra se ci lasciamo soggiogare dall’idea di “perfezione” che ognuno di noi richiede a se stesso”.

 

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