Domenica l’unico voto inutile è restare a casa. Ecco perché.
Votare domenica non è un diritto: è un dovere. Perché se in condizioni normali è anche un diritto, in circostanze come quelle attuali è un obbligo. Schierarsi non significa perdere tempo, ma rappresenta l’unica garanzia di non delegare ad altri decisioni che hanno a che fare con la nostra esistenza e la condizionano. Si è visto cosa significa lasciare che i “tecnici” prendano in mano le sorti del Paese e si è visto cosa significa che gli onesti, ma incapaci, si mettano ai posti di comando di un territorio. L’onestà non è un’ideologia, è il minimo sindacale che bisogna chiedere a chi si candida a essere la classe dirigente. E a dirla tutta nel non fare, e prendere uno stipendio da amministratore sia pure al netto dio ogni rimborso, si cela comunque una disonestà di fondo.
Ci sono rappresentanti di questo territorio che, oltre all’onestà, mettono in campo anche la capacità, già dimostrata nei vari campi della vita. C’è la possibilità di scegliere persone, oltre che partiti. Il che sarebbe un segnale, l’unico che si può dare senza rifugiarsi nella cantilena da social network che strappa un pollice in su e lascia tutto come sta. La carezza e lo schiaffo che si vogliono dare risiedono entrambi nell’urna elettorale. Che va usata, scegliendo il proprio “Antonio La Trippa” per non dover poi passare altri cinque anni a maledire quelli che abbiamo lasciato andare a governarci.