Che differenza c’è tra guardare fuori di sé e guardarsi dentro? Chi guarda fuori di sé tende a non mettersi in gioco e a giudicare facilmente ciò che vede e sente. Dalle cose belle alle cose brutte lui vive tutto da spettatore il più delle volte critico e saccente. Chi guarda fuori di sé non si conosce e non si vede, vive se stesso come più gli fa comodo e si identifica con l’idea di sé che si va man mano formando attraverso il suo giudicare gli altri. Una persona con questa mentalità nel dire che Tizio o Caio sono sbagliati, incapaci, scorretti, cattivi e chi più ne ha più ne metta, definisce implicitamente sé stesso come giusto, competente, corretto e buono naturalmente. Ma sono idee sia le une che le altre, soltanto idee. Chi, invece, è abituato a guardare dentro se stesso quando si trova ad interagire con qualcuno è portato a conoscere e sentire l’altro in modo empatico, si mette nei suoi panni provando lui stesso quelle emozioni e pensando come l’altro pensa. Chi guarda dentro se stesso è destinato a conoscersi e a conoscere gli altri più intimamente e profondamente. E’ questo il famoso “nosce te ipsum”, frase latina che traduce il greco γνῶϑι σεαυτόν, uno degli apoftegmi attribuiti ai Sette Sapienti, che, inciso sul frontone del tempio di Apollo in Delfi, esortava gli uomini al riconoscimento della propria condizione e limitatezza umana. Socrate ne fece la sua massima preferita, interpretandola come un invito a considerare i limiti della conoscenza umana prima di procedere nella via del sapere e quindi della virtù. Socrate aveva proprio ragione nel dire che il Sapiente, prima di acquisire la Gnosi, deve passare attraverso le sue profondità, i suoi vizi, le sue passioni e il suo inferno personale. Con questa conoscenza conquistata il proprio Ego, il mondo materiale e la vita sociale non risultano più pertinenti perché in lui si rivela il suo Sé superiore con le sue qualità spirituali e divine. Le caratteristiche più evidenti in una persona saggia sono: la gentilezza, l’umiltà, la spontaneità, l’intelligenza emotiva, l’empatia, la tolleranza,  l’intuizione, la creatività, il coraggio, la consapevolezza, la bontà  e tante alte ancora. Le caratteristiche di una persona che guarda fuori di se invece sono: il giudizio, il pregiudizio, l’intolleranza, l’ignoranza, l’egoismo e il narcisismo, l’abitudine, il conformismo, la paura, l’insicurezza, l’orgoglio, il pettegolezzo, la lamentela, la superficialità, la vanagloria, l’odio e tante altre ancora. Troviamo tracce di questi due tipi di uomini anche nei Vangeli e precisamente nella parabola del fariseo e del pubblicano. Questo è un mirabile esempio della differenza di atteggiamento e mentalità rispetto alla vita e delle conseguenze che comportano a livello interiore e evolutivo. Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo”. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato». (Luca 18:11-14). Nel fariseo e nel pubblicano, quindi, sono espresse due categorie di persone: primi, i farisei che, di istinto, si ritengono la categoria privilegiata e superiore a tutti, incline a giudicare gli eventi e le persone: «Io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano; digiuno due volte la settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». L’altra categoria è costituita dai pubblicani, cioè gli esattori delle imposte, molto mal visti non solo perché si arricchivano esigendo il pagamento delle imposte, ma perché lavoravano, in pratica, a favore dei Romani, su mandato dell’imperatore. Ecco la differenza tra questi due tipi umani, i primi riceveranno in cambio il loro Ego di questo mondo, gli altri il regno dei cieli.

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