Domani, martedì 14 maggio, l’inaugurazione a palazzo Bruschi Falgari che ospiterà l’esposizione fino a domenica 2 giugno.

TARQUINIA – La mostra itinerante “Ritorno a Fuping” sbarca a Tarquinia. La città ospita la quinta tappa dell’esposizione che raccoglie le opere di 13 artisti italiani ispirate alle residenze da loro svolte in Cina, organizzate dall’Associazione italiana città della ceramica (Aicc) al Fuping Pottery art village nel 2019.
Il progetto espositivo vuole raccontare il ricordo dell’esperienza vissuta dai primi due gruppi di artisti della ceramica. Un ritorno a quelle atmosfere, alle emozioni e al fare.
“Dopo aver proposto lo scorso anno la mostra ‘Grand tour’ di AiCC – dicono il sindaco Alessandro Giulivi e il vicesindaco Luigi Serafini -, che è un viaggio in Italia attraverso una selezione di ceramiche tradizionali di tutte le 57 città italiane della ceramica scelte dalla collezione di rappresentanza di AiCC, abbiamo voluto proporre quest’anno, nell’ambito degli eventi dedicati all’iniziativa nazionale ‘Buongiorno Ceramica’, la mostra ‘Ritorno a Fuping’. È un’iniziativa importante per la nostra città che fa parte dell’Associazione italiana città della ceramica”. L’inaugurazione è in programma per domani, martedì 14 maggio alle 18,30, a palazzo Bruschi Falgari che ospiterà la mostra fino a domenica 2 giugno. Gli artisti invitati da Aicc al Fuping Pottery art village in mostra sono Ivana Antonini, Rino Attanasio, Patrizio Bartoloni, Antonello Bonaldi, Monika Grycko, Giancarlo Lepore, Marcello Mannuzza, Mirko Marcolin, Me Corto e Luca Pi, Luce Raggi, Giovanni Ruggiero, Luigi Russo e Marco Ulivieri.
“Gli artisti coinvolti nella residenza – spiega Matteo Zauli, direttore del museo Carlo Zauli di Faenza – si sono trovati a misurarsi al di fuori dei propri laboratori, delle proprie certezze materiche e tecnologiche, dei propri ritmi di vita, confrontandosi con una vita in comune che ha tradotto l’ideale network ceramico della rete Aicc in una tangibile realtà quotidiana di dialoghi e relazioni e questa mostra vuole idealmente collegarsi a quel dialogo, rivissuto alla luce dei sedimenti che il tempo ha lasciato in ognuno di essi, facendo riaffiorare le tracce che l’esperienza ha trasmesso, come impronte sull’argilla morbida ed umida che nessun passaggio successivo potrà mai cancellare”.

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