Il 18 gennaio al teatro Gassman di Civitavecchia si è tenuto lo spettacolo di beneficenza “Gnu Pozzu Crederi” scritto e interpretato da Enrico Maria Falconi. Lo spettacolo è stato promosso dalla Asl Roma 4 e dalla Caritas Diocesana per raccogliere fondi necessari alla missione in Malawi di Global Health Telemedicine.

Enrico Maria Falconi si occupa di teatro da circa 23 anni, la sua opera”Gnu Pozzu Crederi”  parla di un futuro prossimo ambientato in un ipotetico 2035.L’Autore ha voluto immaginare non il futuro “spaziale” dei film di fantascienza ma, piuttosto, un futuro in netta continuità con il nostro presente. Un presente che getta le basi di quel che tra poco accadrà. Il protagonista è un uomo che decide di salire nella mansarda di casa sua dopo anni e lì ritrova oggetti che sembra non ricordare più il nome ma ha certo la loro funzione. Riscopre il suo passato fatto di libri, di penne, di cappelli, ventagli, fogli di carta, manichini. Oggetti divenuti desueti. In più parla una lingua nuova. Una sorta di gramelot fatto da un miscuglio di regionalismi impastatati con parole inglese, spagnole e cinesi. A mano a mano, questa mansarda si anima giungono voci e suoni e il protagonista comincia, dapprima impaurito, a ricordare la sua storia d’amore più importante e, allo stesso tempo, disegna una società sempre più sola e incolpa un certo sistema politico-economico che vuole questo. “Gnu pozzu Crederi” ossia “Non ci posso credere” come siamo diventati. La velocità fa modificare tutto, pure le parole. Ma se non sai dirlo non puoi provarlo?
Metafora dell’uomo è proprio la mansarda. Un luogo dell’anima, il proprio cuore. Il protagonista decide di fermarsi lì, nella sua anima ad aspettare questa donna che non c’è più ma che è finalmente presente. La presenza salvifica di un amore anelato e sognato porta, piano piano, il ripristino della lingua italiana come strumento esatto per parlare, piano piano, d’amore. Quello vero.

Abbiamo chiesto all’autore come nasce l’idea di utilizzare un linguaggio particolare! Enrico risponde che l’idea è nata guardandosi intorno e registrando sempre più una lingua inflazionata. E’ nata riflettendo sulla accoglienza che la stessa Accademia della Crusca sta dando a parole e costrutti che poco ci appartengono. E’ nata dalla volontà di denunciare un concetto importante che è fatto dalla creazione di surrogati di romanticismo fatti di parole “stortate”, abbreviate, appuntate…  E, di contro, il ragionare sul fatto che se non sai dirlo forse non sai provarlo… concetto antico forse ma così presente in uno spettacolo che parla di futuro.Enrico Maria Falconi spiega che come diceva Dostoevskij “la bellezza salverà il mondo”, ed il nostro compito è quello di non dimenticarlo.
L’autore ha donato la sua opera per una causa molto importante. Il 27 gennaio una delegazione medica della quale farà parte il Direttore Generale della Asl Roma 4 Dott.Giuseppe Quintavalle e il Dott. Mauro Mocci medico di medicina generale, partirà per il Malawi per attivare una postazione di telemedicina. Donare la propria arte per una giusta causa è un piacere e anche un onore, spiega Enrico, che si augura di aver lasciato una piccola impronta nella memoria del pubblico: l’emozione di aver vissuto uno spettacolo fatto con il cuore, e la voglia di andare a teatro.

 

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