Anche a Civitavecchia, come in tutto il Lazio, assistenza a rischio. La denuncia di De Lillo (Omceo Roma): “Servono investimenti”.

CIVITAVECCHIA – Anche a Civitavecchia, così come in tutto il Lazio, è allarme per la carenza di medici di famiglia.

A lanciare l’allarme è il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma, Stefano De Lillo. “Come Ordine siamo davvero molto preoccupati, perché rischiamo di far venire meno nella nostra regione, a Roma e in particolare nella sua provincia, il cardine dell’assistenza territoriale del Sistema sanitario nazionale, ovvero quello rappresentato dai medici di base, che come tanti altri sanitari sono stati gli eroi della lotta alla pandemia. Ricordo che il 95% dei pazienti affetti da Covid è stato curato a domicilio e seguito da questi ‘eroi’ della medicina, i medici di base”.

De Lillo parla poi con i dati. “Dei 5.000 medici in servizio fino a quattro anni fa adesso ne rimangono 4.400, il 30% dei quali andrà in pensione nei prossimi tre anni. Purtroppo attualmente nel Lazio ne mancano 440 e i corsi di formazione regionali non sono assolutamente in grado di soddisfare questa carenza”.

“Non pensiamo che l’attuale idea di riforma della medicina territoriale, basata sulla creazione delle case di comunità, possa essere una risposta, se non con un investimento importante sul capitale umano dei medici e degli operatori sanitari” spiega e aggiunge “l’altro pericolo è quello di sperperare i soldi del Pnrr su investimenti di carattere immobiliare e non sul capitale umano costituito dai medici che devono operare sul territorio”. “Tutto questo – dichiara – va sicuramente a danno dei cittadini, che rischiano di avere, soprattutto nei prossimi anni, una difficoltà a reperire il medico di libera scelta e, in ogni caso, soprattutto per quelli residenti nei comuni più piccoli della provincia o nelle aree della periferia, il rischio più grande è quello di averlo a una distanza sempre maggiore, con zone territoriali scoperte dalla rete dei medici di famiglia”.

Eppure la soluzione c’è. “La ricetta passa dalla valorizzazione del medico, dell’operatore sanitario come cardine
del Servizio sanitario nazionale. Bisogna investire maggiormente nella formazione di un numero sempre più elevato di medici, specializzando più medici, laureando più medici, formando più medici di medicina generale e soprattutto -conclude De Lillo- rendendo attrattiva questa professione e impedendo che i nostri giovani vadano all’estero, dove i medici hanno retribuzioni più alte” conclude De Lillo.

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