ALL’ISTITUTO ALBERGHIERO DI LADISPOLI UN CONVEGNO SUL TEMA DELLA VIOLENZA DI GENERE
Un progetto per sensibilizzare gli studenti sul tema della violenza di genere. Mentre i dati sui femminicidi continuano a disegnare un fenomeno sempre più allarmante, le iniziative di solidarietà si moltiplicano, anche nelle scuole, nell’imminenza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne fissata per il 25 novembre e istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
All’Istituto Alberghiero di Ladispoli, lunedì 20 novembre, si è svolto il seminario “Le scuole contro la violenza sulle donne. Oltre l’indignazione, l’impegno”, che ha siglato la conclusione dell’omonimo Progetto-Concorso promosso dalla Regione Lazio. Ad introdurre i lavori, la Dirigente Scolastica dell’Istituto Alberghiero, Prof.ssa Vincenza La Rosa. “E’ nostro dovere di educatori sensibilizzare gli allievi su un tema di straordinaria rilevanza. Si tratta di un’emergenza sociale, rispetto alla quale è necessario mettere in atto politiche coordinate di prevenzione e di contrasto. L’Italia ha aderito alla Convenzione di Istanbul, che impegna il Nostro Paese ad adottare le misure necessarie per promuovere cambiamenti nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini. La Convenzione fa inoltre diretto riferimento alle iniziative che, anche nelle scuole, devono essere poste in essere su temi quali la parità tra sessi, i ruoli di genere, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale. Siamo qui, oggi, per fare la nostra parte”.
Dopo il saluto del Sindaco, Alessandro Grando, che ha sottolineato la necessità di sostituire alla cultura della violenza e della sopraffazione quella dell’ascolto e della comprensione, la Prof.ssa Lucia Lolli e la Prof.ssa Pamela Pierotti, coordinatrici del Progetto, hanno sottolineato la straordinaria rilevanza del tema, ricordando la forza e il coraggio delle molte figure femminili che hanno segnato la storia contemporanea, anche quella della letteratura (e il pensiero è corso alle straordinarie protagoniste del romanzo “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini). Sono seguiti gli interventi dell’On. Marietta Tidei, Deputata della Repubblica, che ha ricordato l’importanza di una ‘prevenzione di prossimità’ che coinvolga tutti i soggetti del territorio; di Antonello Aurigemma, Vicepresidente della Commissione Servizi Sociali della Regione Lazio, il quale ha sottolineato l’ottimo lavoro dei Centri anti-violenza; di Giuseppe Quintavalle, Direttore Generale Asl Roma 4, che ha ricordato il ruolo centrale della scuola nelle attività di sensibilizzazione e prevenzione; di Mariagrazia Passuello, Componente Cabina di regia prevenzione e contrasto della violenza contro le donne – Regione Lazio, che ha ribadito l’importanza del costruire un’estesa rete di solidarietà a protezione di tutte le donne. Bruna Cimenti, Psicologa clinica, mediatrice familiare e Responsabile della Coop. KARIBU’ e Francesca Cennerilli, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cerveteri hanno quindi ricostruito la storia dello Sportello Anti-violenza di Cerveteri-Ladispoli: “Il possesso non è amore – hanno sottolineato rivolgendosi agli studenti e coinvolgendoli in prima persona nel dibattito – Il femminicidio comincia dalla mancanza di rispetto”.
Hanno preso quindi la parola Antonino Spanò, Comandante della Compagnia della Guardia di Finanza di Ladispoli, Marco Belilli, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Civitavecchia, Roberto Izzo, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Ladispoli, Giovanna D’Annibale, Sovrintendente Capo della Polizia di Stato e l’Assistente Capo Luchetti, della Polizia di Stato di Civitavecchia, che hanno ribadito la vicinanza delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine a tutte le donne: “E’ bello sapere che ci sono giovani della vostra età che affrontano temi così importanti – ha dichiarato il Comandante Izzo – Ricordate sempre che noi vi siamo accanto”.
A moderare il seminario è stata la Prof.ssa Pamela Pierotti.
“In Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna – è stato sottolineato durante il convegno – E’ nostro dovere mettere in campo ogni utile iniziativa di prevenzione e di contrasto, agendo non soltanto sugli stereotipi, sui pregiudizi e sulle distorsioni che ancora troppo spesso campeggiano nel linguaggio giovanile, ma anche sulla povertà culturale che alimenta gli atti di violenza”. Fenomeno assolutamente trasversale alle aree geografiche e alle classi sociali, il femminicidio tende a riguardare donne sempre più giovani. Nel 2016 il 53,4% dei casi è avvenuto al Nord, con la Lombardia in testa alla classifica, contro il 26,7% del Sud e il 19,8% del Centro. L’età media delle vittime è di 50,8 anni, nel 92,5% dei casi i killer sono uomini. La buona notizia è che nei primi cinque mesi del 2017 le donne assassinate dal partner o dall’ex-compagno sono state meno della metà rispetto allo stesso periodo del 2016. Bisognerà attendere, tuttavia, la fine dell’anno per fare un bilancio definitivo.
L’aspetto più grave, però, secondo i dati del Viminale, è che il 90% delle violenze non viene ancora denunciato. Ma c’è un altro aspetto su cui si è concentrata l’attenzione dei relatori durante il seminario del 20 novembre: “la violenza, anche quella di genere – è stato sottolineato – è spesso figlia di una carente educazione ai sentimenti e alle relazioni. Si tratta di una responsabilità sociale. Su questo devono agire insieme la scuola e la famiglia. Solo sostituendo ai desideri materiali, alla cultura maschilista e sessista ancora troppo diffusa nella società, una adeguata valorizzazione delle differenze di genere e un’efficace alfabetizzazione alle emozioni, sarà possibile inaugurare una stagione di autentica ‘rinascita femminile’”. Ciò che oggi domina, invece, è una sorta di anestetizzazione delle giovani generazioni, disabituate, a causa di un incontrollato predominio del virtuale sul reale, non soltanto alle relazioni ‘sane’, ma alle relazioni tout court. Se a questo si aggiunge la sempre più diffusa assenza di prospettive e di progettualità, – è stato sottolineato durante il convegno – il mix diventa letale e l’analisi si chiude nel peggiore dei modi: la coppia diventa l’unica cosa che si possiede. Focalizzare la propria vita su quella dell’altro significa, in sintesi, assolutizzare la relazione ‘a due’, che diventa irrinunciabile. Perderla porta alla disperazione e all’irrazionalità dei gesti più estremi, compreso l’omicidio.
Ma prevenire si può. E l’Istituto Alberghiero di Ladispoli ha dimostrato, ancora una volta, di voler aprire la porta ai temi più difficili. Per fare la sua parte.