AMORE, SOLITUDINE E APPARTENENZA di Alessandro Spampinato (1^ parte)
È importante distinguere questi due concetti: l’isolamento e la solitudine. L’isolamento è un concetto sociale e, proprio perché l’uomo è un essere relazionale, esso rappresenta ciò che di più innaturale e spaventoso si possa immaginare. Isolare una persona significa punirla fino anche a torturarla. Nel regime carcerario la punizione più grande è la cella di isolamento, se si vuole punire qualcuno lo si esclude dal gruppo, non lo si invita ad uscire o a una festa, ecc. L’isolamento o esclusione da una famiglia o da un gruppo crea una lacerazione nel profondo, genera confusione, rabbia, disperazione, vuoto finanche follia. Per vincere l’isolamento spesso le persone ricorrono al cibo, all’alcool e alle droghe, ai farmaci, al gioco d’azzardo o commettono atti criminali. Spesso è causa di malattie psicologiche e psicosomatiche e, purtroppo, è anche usato da alcune aziende come metodo per portare i dipendenti al licenziamento e si chiama mobbing. I capi iniziano ad escludere dalle riunioni il dipendente, poi dalla pausa caffè in gruppo, in seguito iniziano a sottrarre incarichi e mansioni fino anche alla propria postazione. Il dipendente viene trattato come un estraneo e lentamente deriso e guardato male dagli altri colleghi che, invece, lavorano, producono e fanno gruppo. L’isolamento pone la persona in uno stato di bisogno, di fame, di frustrazione profonda e la spinge a cercare rapporti che si mascherano d’amore o amicizia ma non lo sono, perché l’amore e l’amicizia non nascono dal bisogno ma da un’energia traboccante, da un’affinità unica, da un incontro alchemico psico-fisico, da una comunione di intenti e di vedute. Dal bisogno nascono rapporti di dipendenza e sfruttamento che hanno la funzione di calmare le angosce ma non colmano la misura, non appagano, non generano evoluzione, non producono nulla di buono. Prima i due si sentivano soli da soli, ora si sentono soli insieme! Il valore vero della solitudine, invece, è la responsabilità, la scelta, la consapevolezza che porta all’unione volontaria, alla condivisione e alla compassione. La coppia non serve ad appagare un bisogno o a colmare un vuoto, ma a realizzare un progetto e a vivere un’esperienza. L’amore rende consapevoli che si è soli nella vita e questa è una benedizione perché ci pone di fronte alla nostra assoluta libertà di scelta, al nostro libero arbitrio, ci mette nella condizione adulta di dire responsabilmente di si ad un’altra persona perché lo vogliamo e non perché ci serve o ne abbiamo bisogno per vivere o per non impazzire.
continua…