ANCHE L’ISTITUTO ALBERGHIERO DI LADISPOLI ADERISCE ALLA ‘GIORNATA NAZIONALE
Un evento per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei disturbi del comportamento alimentare: è la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, che si è celebrata in tutta Italia il 15 marzo. Anche l’Alberghiero di Ladispoli ha partecipato all’iniziativa: “Si tratta di un’occasione importante per riflettere su argomenti di estrema rilevanza, tanto più in un Istituto come il nostro, in cui il cibo e l’alimentazione sono al centro di tutti i percorsi formativi. – ha sottolineato la Prof.ssa Vincenza La Rosa, Dirigente Scolastica dell’Istituto Superiore ‘Giuseppe Di Vittorio’ – I dati relativi alla diffusione dei disturbi del comportamento alimentare nel Lazio sono preoccupanti: queste malattie coinvolgono oltre 211mila persone, spesso anche bambini e pre-adolescenti. 17.000 sono i casi di anoressia, 76.000 quelli di bulimia, 117.000 i disturbi da alimentazione incontrollata. Non a caso la Regione Lazio ha recentemente approvato un Decreto mirante al miglioramento della rete di assistenza territoriale. Sono ormai diverse e numerose – ha proseguito la Dirigente Scolastica – le evidenze che inducono a considerare come prioritari l’azione e l’impegno della scuola nel settore dell’Educazione Alimentare. Il nostro è poi un Istituto Alberghiero, quindi l’attenzione ad un corretto rapporto con il cibo e ad un “consumo consapevole” rientra in un articolato percorso curricolare, che riguarda trasversalmente tutte le discipline”.
Ad incontrare gli studenti dell’Alberghiero di Ladispoli è stata la psicologa e psicoterapeuta Anna Leccesi che da anni lavora nel territorio di Ladispoli. A coordinare l’iniziativa la Prof.ssa Maria Angela Fazio e la Prof.ssa Marzia Salzillo, Docenti di Scienze e Cultura dell’Alimentazione all’Istituto Professionale di via Federici.
“Le attività proposte – ha spiegato la Dott.ssa Leccesi – hanno previsto un approccio ai Disturbi del comportamento alimentare interattivo ed esperienziale, più che teorico, con l’obiettivo di stimolare l’ascolto di Sé e dell’Altro, la riflessione e la condivisione di vissuti e pensieri su temi centrali nella fase adolescenziale e nelle problematiche alimentari: il riconoscimento e l’espressione delle emozioni, l’accettazione delle risorse e dei limiti del proprio Essere, considerando tuttavia il limite come un’opportunità evolutiva e secondo un approccio psicofisiologico integrato, che presuppone una visione della persona come unità ‘mente-corpo’ ed ha come obiettivo il benessere psico-fisico nei vari contesti di vita”.
“Siamo molto soddisfatte dell’incontro. – hanno commentato la Prof.ssa Maria Angela Fazio e la Prof.ssa Marzia Salzillo – Lo scopo non era solo quello di sensibilizzare ‘concettualmente’ gli alunni delle classi coinvolte ma, attraverso l’utilizzo di tecniche esperienziali, far acquisire loro una corretta percezione di sé e del proprio corpo e una maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e delle proprie emozioni, fornendo elementi utili alla trasformazione dei propri limiti in risorse, e del senso del dispiacere in piacere. Gli alunni hanno dimostrato una completa collaborazione in tal senso e sono stati capaci di mettersi “in gioco”, attraverso attività esperienziali adattate al ‘contesto gruppale’, che hanno permesso di rendere espliciti processi intrapsichici e relazionali. Desideriamo ringraziare la Dott.ssa Leccesi per la professionalità e la grande passione dimostrata, la Prof.ssa Maddalena Monaco per averci suggerito e proposto questa iniziativa, la Dirigenza e lo staff dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio”, che ci hanno consentito di realizzarla”. “I ragazzi – ha aggiunto la Dott.ssa Leccesi – sono riusciti a condividere con i propri compagni aspetti del loro mondo emozionale, vissuti e pensieri spesso difficili da comunicare, che hanno trovato un clima di fiducia e un ascolto rispettoso da parte del gruppo. Tali vissuti, nel momento in cui vengono riconosciuti ed espressi, possono iniziare ad essere affrontati e gestiti”.
La Giornata del Fiocco Lilla è partita dall’iniziativa di Stefano Tavilla, un padre come tanti che a Marzo del 2011 ha visto morire la propria figlia di bulimia all’età di 17 anni. “Non può, non deve capitare ad altri. La morte di mia figlia deve servire a tutte le persone e le famiglie che vivono un dramma di questo genere. Il dramma di vedere chi ami che piano piano si spegne, non ride più, non mangia o vomita. Non accetta di farsi curare e a te resta la sensazione di non aver fatto abbastanza. – racconta Tavilla – Lei non ce l’ha fatta, ma non ci devono essere altri figli che muoiono quando potevano essere salvati”. Gli obiettivi sono chiari: scoraggiare distacco e disinteresse verso i temi dei disturbi alimentari; accrescere la consapevolezza a livello individuale e istituzionale; creare una rete di solidarietà nei confronti delle vittime, in contrapposizione al disagio relazionale, al senso di abbandono, all’omertà. E a chi volesse conoscere le origini della Giornata del Fiocchetto Lilla, è lo stesso Stefano Tavilla a rispondere: “Il nome viene da lontano. Quando ho fatto la ricerca sui simboli (…) sono andato a vedere negli Stati Uniti dove esiste già da tanti anni una settimana dedicata ai disturbi del comportamento alimentare ed esiste un fiocchetto simile chiamato “pervincius”, io l’ho solo trasportato in un italiano più accattivante usando il colore lilla”. Ed è lo stesso Stefano Tavilla a sottolineare la gravità del fenomeno ‘disturbi alimentari’: “purtroppo sono molto diffusi, … ci troviamo di fronte ad una epidemia sociale silenziosa. In Italia i dati del Ministero della Salute, che risalgono al 2012, parlano di 3 milioni di persone, a cui va collegato come minimo un familiare, quindi il dato viene raddoppiato. Sono numeri importanti che non possono restare nel silenzio”.
Contro il silenzio, l’informazione e la formazione: “A volte un genitore che vede il figlio preoccupato del peso o che fa una dieta non dà la giusta attenzione a queste cose – ha affermato più volte Stefano Tavilla – invece nel giro di pochi mesi la situazione può precipitare. Prevenire vuol dire fare la giusta cultura. Ancora oggi passa spesso lo stereotipo per cui l’anoressia (parlo di anoressia perché socialmente è quella più evidente, ma il rovescio della medaglia è l’aspetto del mangiatore compulsivo oppure quello invisibile socialmente del bulimico, che si può protrarre per tanti anni e può vivere accanto a noi senza che nessuno se ne accorga) è definita un vezzo, un capriccio, e la ragazza che è malata lo è perché vuole fare la modella o la ballerina. Non è così, è una malattia dell’anima, e va gestita in tutt’altro modo”.