“Antonio Attianese usato e poi abbandonato dallo stato”
Carlo Chiariglione amico e collega di Antonio Attianese, morto da circa quattro mesi per un tumore preso per cause di servizio, torna a scrivere in relazione alla vicenda del ranger, ennesima vittima dell’uranio impoverito .
“Antonio dopo essersi ammalato ha ricevuto minacce e pressioni da parte di alcuni superiori, al fine di non far evincere tale problematica, – dice Chiariglione- per poi vedersi anche dimenticato e osteggiato dai vertici militari fino alla sua morte, funerale compreso.
Qui il link con tutte le spiegazioni.
Il 13 settembre scorso -prosegue- sono stato chiamato in audizione alla Camera dei Deputati presso la Commissione Parlamentare di Inchiesta per meglio evidenziare alcune problematiche vissute da Antonio, dai militari italiani e dalla Commissione stessa, ovvero le omissioni, le minacce, i depistaggi perpetrati dai vertici del Ministero della Difesa al fine di non far evincere problematiche e colpevoli.
Qui il video dell’ intervento alla Camera.
In tale evento seppur con forzate restrizioni, ho cercato di evidenziare il fatto che il comportamento scorretto, e a volte illegale, vissuto dal personale in divisa e dalla stessa Commissione Parlamentare, non era un qualcosa di sporadico, bensì di strutturato e ben radicato per volontà dei vertici.
Ora, a quattro mesi dalla scomparsa, cerco di non far spegnere questo faro sulle problematiche vissute dal Antonio, verso il quale si sono espresse affettuosamente alcuni personaggi dello spettacolo, come Chiara Francini, Rossana Casale, Sandra Milo e perfino il Santo Padre Papa Francesco che ha inviato una accorata lettera ad Antonio.
Quello che sono a chiedere è la possibilità di avere una eco, una continuità mediatica, da parte di persone che amano la verità e odiano arroganza e soprusi, al fine di rendere giustizia ad Antonio, ai 340 militari morti e agli oltre 7000 militari ammalatisi in servizio verso i quali il Ministero della Difesa ha avviato un comportamento che per nulla si riconosce nei valori della divisa che portiamo.
Sia ben chiaro- conclude- , io non rinnego minimamente la divisa che indosso e l’ambiente militare di cui orgogliosamente faccio parte. Io cerco solo di eliminare il marcio che con sempre più pressione e forza si sta insediando sempre di più anche in questo ambiente che invece dovrebbe rappresentare l’antonomasia del giusto e del corretto”.