A partire dal mese di giugno la Asl Roma 4 farà partire un’importante attività di screening rivolta agli ospiti delle case circondariali di Civitavecchia. L’iniziativa concordata durante gli incontri del Tavolo permanente sull’organizzazione sanitaria negli istituti penitenziari di Civitavecchia, è unica nel suo genere nel Lazio, in quanto la Asl Roma 4 è la prima Azienda Sanitaria a far partire lo screening oncologico nelle carceri.
Gli screening oncologici verranno effettuati negli Istituti penitenziari di Civitavecchia nel mese di giugno, per i detenuti che sceglieranno di aderire ai programmi di prevenzione e di diagnosi precoce dei tumori: della mammella, del collo dell’utero e del colon retto. La lotta ai tumori è possibile attraverso interventi di prevenzione basati sulla diagnosi precoce. Attraverso il  percorso screening si può individuare precocemente l’insorgenza di un tumore aumentando significativamente la
probabilità di sopravvivenza evitando spesso interventi troppo aggressivi ed invasivi.
Lo screening mammografico è previsto per  le donne fra i 50 e i 69 anni, lo screening del cervicocarcinoma per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero per le donne fra i 25 e i 64 anni, e lo screening del tumore colon rettale per la diagnosi precoce del tumore del colon retto per gli uomini e per le donne fra i 50 e 74 anni.
Il garante dei detenuti Dott. Stefano Anastasia dichiara che è stato compiuto un altro importante passo in avanti verso l’equivalenza delle cure e la presa in carico da parte delle Aziende Sanitarie della salute del carcerato non solo in ambito di cura, ma anche di prevenzione. Il Garante si augura che altre Aziende Sanitarie e istituti penitenziari nel Lazio seguano la strada aperta dalla Asl Roma 4 organizzando a loro volta una campagna di screening rivolta alla popolazione carceraria.
Il Direttore generale della Asl Roma 4, Dott. Giuseppe Quintavalle ricorda l’importanza di garantire il Diritto alla Salute a tutte le persone sottoposte a misure detentive, in nome di una sanità che guarda al detenuto non come un numero ma come persona. Il carcere, ricordiamo, deve avere una utilità sociale, di rieducazione e formazione umana, e l’assistenza sanitaria deve essere usufruibile per tutti.

 

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