Assassini seriali. Andrei Romanovich Chikatilo il serial Killer comunista. (4^ parte)
(continua dalla scorsa edizione)
In tutte le occasioni, prima di uccidere la vittima di turno, tentava di avere con essa un rapporto sessuale, ma senza ottenere la necessaria erezione, circostanza questa, che innescava nel criminale un’inaudita furia omicida, che era quella che riusciva a fargli raggiungere l’orgasmo, ma, solo dopo averla pugnalata a morte o aver inflitto a questa, inimmaginabili mutilazioni.
Le sventrava mordendo i testicoli, che strappava dal corpo dei malcapitati di sesso maschile, mentre, dopo averli estirpati, trovava godimento nel masticare gli uteri delle donne, definendoli piacevolmente morbidi ed elastici.
Fu a seguito del suo atteggiamento sospetto, che venne arrestato una prima volta presso la fermata del bus per Rostov, ma poi rilasciato solo dopo pochi mesi per mancanza di prove concrete.
Il gruppo sanguigno di alcune vittime, rivenuto sui suoi indumenti, agli esami di laboratorio, non risultò compatibile con quello delle stesse e pertanto rilasciato. Un fatto tecnicamente abbastanza raro, ma sembra giustificabile all’epoca in cui ancora non era conosciuto l’esame del DNA, che avrebbe inconfutabilmente inchiodato il criminale.
Chikatilo trova un nuovo lavoro a Novočerkassk e torna nuovamente ad uccidere, dall’agosto del 1985, continua a massacrare persone, sino alle soglie del 1990, esattamente un anno dopo la caduta del muro di Berlino ed all’inizio dell’era della Globalizzazione, quando prove e testimonianze, sono riuscite finalmente ad inchiodarlo definitivamente.
Arrestato nuovamente e processato, questa volta le prove come detto, sembra siano davvero schiaccianti ed inconfutabili. Gli vengono attribuiti ben 52 omicidi, anche se il criminale, non contento, con spavalderia ne vanta ben 56. Viene condannato a morte e, il 14 febbraio 1994, giustiziato con un colpo di pistola alla nuca nel penitenziario di Rostov.
A questo punto, è d’obbligo una curiosità. Le efferate vicende di Chikatilo, hanno ispirato il film “ Il silenzio degli innocenti”, diretto da Jonathan Demme e, magistralmente interpretato da Anthony Hopkin, il quale condivide peraltro con il serial killer, alcuni tratti somatici.
Mi avvio ora alle conclusioni ed alla disamina del serial killer in argomento.
Appartiene certamente alla categoria dei criminali seriali, in quanto il suo modus operandi, appare reiterato, con pause così dette di raffreddamento tra un’uccisione e l’altra, più o meno lunghe nel tempo,.
Il suo agire, secondo la dicotomia criminale organizzato/disorganizzato, rientra nel genere organizzato. Infatti pianificava per tempo, con lucidità, intelligenza e con una certa metodicità e meticolosità i suoi crimini, facendone scomparire le tracce, tanto da disfarsi, seppur sommariamente dei corpi delle vittime. Utilizzando per le sue uccisioni, coltelli nascosti e trasportati, in un anonima valigetta, che avrebbe potuto portare con se, qualunque commesso.
La metodicità, è data anche dai luoghi, sempre gli stessi, stazioni di autobus o di treni e sempre i medesimi soggetti sociali: donne e bambini soli, abbandonati, prostitute, soggetti alcol dipendenti, ecc.
Anche la famiglia che è riuscito a mettere in piedi, nonostante la sua tendenza omosessuale, l’ottimo rapporto instaurato con i figli, dimostrano l’appartenenza a questo genere di serial killer, riuscendo a mascherare ad essa le sue azioni e rimanere per questo insospettabile. Vivendo praticamente due vite separate, verosimilmente a quanto accade nel racconto gotico dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson, “Dottor Henry Jekyll e il suo alter ego, Mister Edward Hyde”.
(continua nella prossima edizione)