Assassini seriali. Cayetano Santos Godino, detto il piccolo orecchiuto (1^ parte)
A quanto pare, nessuna località su questa terra e nessun periodo storico, sono purtroppo scevri dalla presenza di serial killer, i quali agiscono spietatamente ed indiscriminatamente, motivati da ragioni e pulsioni, a volte simili ed in altri casi diverse tra di loro, prediligendo di fatto, queste o quelle categorie di persone, ricchi o poveri, giovani e meno giovani donne o bambini, determinati soggetti appartenenti alla società e così via. In proposito, la mia ricerca nel tempo e nell’intero mondo, continua incessante. Allora, questa volta, mettiamoci comodi su un bel volo intercontinentale e con un viaggio di 14 ore e dopo aver volato per circa 11.150 chilometri, eccoci arrivare nella città Argentina di Buenos Aires. Poi ancora, viaggiando immaginariamente indietro nel tempo, ci fermiamo alla fine del XIX secolo e più precisamente, nell’anno 1896, quando, da genitori italiani, in una famiglia di origini calabresi, attanagliata dalla povertà, venne alla luce Cayetano Santos Godino, l’ottavo di altri sette fratelli.
Il periodo storico in cui nacque Cayetano, era foriero di grandi innovazioni, che diedero le basi alla creazione della moderna Argentina, la quale, già nel lontanissimo 1580, vide, proprio a Buenos Aires, l’insediamento delle prime colonie spagnole.
Tuttavia, Buenos Aires, come buona parte dell’Argentina centro-occidentale, usciva da una violenta epidemia di colera, che tra il 1867 ed il 1869, fu responsabile di oltre una decina di migliaia di vittime, tra cui, alcune migliaia di esse, decedute proprio nella capitale. Epidemia, alla quale seguì un’altra piaga sanitaria, ancora più grande e catastrofica: la febbre gialla, che nel suo apice, il 10 aprile dell’anno 1871, fece contare in una sola giornata, oltre 550 vittime.
Mancanza di presidi sanitari idonei a sostenere l’emergenza, come pure il tutto esaurito nei cimiteri cittadini, dettero il colpo di grazia alla situazione, che tra le migliaia di decessi, ne contò circa 6200 di nazionalità italiana.
Negli anni precedenti, molte furono le lotte intestine ed il conseguente avvicendarsi di vari poteri, ma che vedevano la città di Buenos Aires, come uno stato indipendente, la quale, nel 1856, contava già ben 1.830.000 abitanti, di cui circa 71.000, erano di origini italiane.
Le risorse naturali dello Stato, erano immense e di conseguenza la rivoluzione economico-industriale, era fonte di richiamo per molti lavoratori, i quali, provenivano soprattutto, da ogni parte dell’Europa e che decidevano di immigrare per prestare la loro opera nella speranza di fare fortuna, in aree in fortissimo sviluppo e che richiedevano ingenti quantità di maestranze, come quelle ferroviarie e portuali. In quel periodo, compreso più o meno tra il 1880 ed il 1929, l’economia del paese, girava fortemente al rialzo: esportazioni di materie prime con conseguente importazione di prodotti lavorati e semi-lavorati. Un po’ come la Buenos Aires dei giorni nostri che è una delle metropoli più grandi al mondo, un importante e nevralgico centro culturale e politico, con uno dei maggiori porti del continente ed una popolazione di oltre 17 milioni e mezzo di abitanti, che vivono nell’intera provincia.
(continua nella prossima edizione)