Assassini seriali. Cayetano Santos Godino, detto il piccolo orecchiuto (3^ parte)
(segue dalla scorsa edizione)
Ma, veniamo ai fatti.
Miguel de Paoli, un piccolo bimbo di appena due anni, fu tratto in inganno da Godino, che all’epoca ne aveva solo sette, da questi condotto in una vecchia casa abbandonata e brutalmente aggredito, pestato a sangue ed il suo corpicino straziato e martoriato, gettato poi tra gli irti aculei di una siepe: è proprio in questa circostanza che Cayetano Santos Godino, inzia la sua efferata carriera criminale: era il 28 settembre del 1904.
Trascorre appena un anno, quando, ancora una volta, una piccolissima bimba di appena 18 mesi, viene rapita da Godino. Condotta dallo stesso, ancora una volta in un luogo isolato, viene brutalmente uccisa, colpita violentemente più volte sulla testolina, mediante una grossa pietra.
Non trascorre un altro anno, quando ancora una volta, circuì una una bimba di circa due anni, portandola in un campo abbandonato, ove Cayetano cercò di strangolarla, decidendo poi, in alternativa, di seppellirla viva, dopo aver per questo appena scavato una fossa.
Ancora un bimbo di due anni, di nome Severino Gonzalez Calò. Siamo nel 1908, condotto dal criminale in un magazzino, dopo essere stato coperto con una tavola, viene fatto inesorabilmente annegare, in una vasca usata per abbeverare i cavalli.
La cattiveria e l’insensibilità di Cayetano, non aveva limiti, come pure la sua assoluta mancanza di empatia. Lo dimostra l’azione compiuta nei confronti di un altro bimbo di 22 mesi, al quale con una sigaretta bruciò le palpebre, riuscendo a scappare dalla mamma del bambino, che fortunatamente si accorse per tempo di ciò che stava accadendo.
Successivamente, nel 1912, si rese responsabile di un grosso incendio, mentre, alcuni giorni dopo, nel gennaio dello stesso anno, Arturo Laurora, un bambino di 13 anni, fu ritrovato con una corda al collo, con la quale era stato strangolato da Cayetano, dopo che questi, lo avesse denudato, picchiato e seviziato.
La carriera criminale di Santos Godino, vede il suo termine, con l’uccisione di Gerardo Giordano, un altro povero bimbo di soli tre anni. Adescato con delle caramelle e con la promessa di riceverne ancora delle altre, ma solo a patto che il bambino avesse seguito il criminale, che lo condusse ancora una volta, in un luogo lontano ed isolato.
Sul luogo, Godino cercò di convincere il bambino, Moreno Quinto, ad entrare all’interno di una fornace di mattoni. Alle rimostranze del giovanissimo, seguite dal suo pianto, il serial killer, come sempre senza alcuna empatia e con estrema crudeltà e determinazione, trascinò a forza il bimbo all’interno del manufatto, colpendolo ripetutamente sul volto e sulla testa, sinchè questi non rimase esanime. Fu il momento per Cayetano, per togliersi la cinta dei suoi pantaloni, che cinse più volte intorno all’esile collo del bambino, sino a tentare di provocarne la morte per strangolamento.
Ancora insoddisfatto, e visto che il povero bimbo reagiva vivacemente, nel tentativo di sottrarsi alla morte, Godino, si procurò nelle vicinanze, velocemente un grosso chiodo arrugginito, che, battuto con forza con un grosso sasso, lo conficcò nella tempia del fanciullo, provocandone la morte.
La notte successiva, al serial killer non mancò il coraggio di presenziare la veglia funebre della sua giovanissima vittima, lasciando addirittura che alcune lacrime scendessero sulle sue gote.
(continua nella prossima edizione)