Ancora un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca di quello, che a causa delle orride vicende commesse ed il suo acume, ancora oggi è uno dei serial killer rimasti più noti d’America.
Allora, mettiamoci comodi anche in questo caso e, partendo da Roma, con un volo transoceanico di oltre tredici ore, comprensivo di scali ed aver percorso circa 10.174 chilometri, sorvolato l’Oceano Atlantico Settentrionale ed il sud degli Stati Uniti, arriviamo alla città Burbank.
Un comune attualmente di oltre 103.000 abitanti, posto appena nel retroterra della splendida costa settentrionale dell’Oceano Pacifico, nella contea di Los Angeles, dello stato della California, detta anche Southern California. Dopo essere passati per la vicinissima Beverly Hills, eccoci arrivati a Santa Monica, sulla spiaggia più famosa della California, ove i surfisti cavalcano onde gigantesche. Distante solo circa 25 miglia da Burbank, più o meno 40 chilometri, mentre circa una ventina di chilometri la separano dal centro di Los Angeles ed altrettanti pochissimi chilometri da Hollywood.
Burbank, è conosciuta anche come la “Media Capital of the World” in quanto sede di numerosi mezzi di comunicazione ed aziende di produzione cinematografica, quali solo per citarne alcune, Warner Bros, The Walt Disney Company, Universal, NBC, Freeform, quest’ultima una rete televisiva statunitense via cavo, di proprietà di una divisione della Walt Disney Company.
Il vicinissimo Oceano, i negozi, i ristoranti, le innumerevoli attrazioni ed i cinema di ogni genere, fanno da tempo di Burbank una città colma di interessi, costituendo per questo una delle mete turistiche più ambite.
Ora, nel concludere la breve presentazione socio-geografica del luogo, una curiosità che non può certo venire meno è doverosa. Il film del 2000, “La tempesta perfetta”, diretto da Wolfgang Petersen, con George Clooney, tratto da una storia realmente accaduta, fu girato in una grandissima vasca, realizzata proprio nella città di Burbank.
Una bella e ridente città, piena di vita, di seduzioni e di tanta spensieratezza, che tuttavia dette i natali, ad uno dei serial killer più spietati, quanto mai scaltri, che la storia d’America possa annoverare tra le sue pagine: Edmund Emil Kemper III.
Chi mi segue oramai da tempo, avrà certamente compreso l’importanza dei primi anni di vita di un bambino, per quelli che poi saranno i suoi comportamenti e le sue scelte nell’età adolescenziale ed adulta. Ciò anche in relazione alle convinzioni inevitabilmente maturate nella primissima età, nell’ambito di uno dei gruppi primari più ristretti studiati dalla psicologia sociale, che è proprio quello della famiglia e che in molte circostanze, come nel caso dei forti attriti e liti dei genitori di Edmund Kemper, potrebbero poi portare con buona certezza, in chi li subisce, a ritenere giusti comportamenti borderline, violenti e/o devianti, divenendo portatori anche di psicopatie di vario genere e di un vero e proprio disturbo borderline di personalità.
Premesso quanto al punto precedente, vediamo chi era Kemper, la sua storia e soprattutto il vissuto della sua primissima infanzia.
(continua nella prossima edizione)