Assassini seriali. Edmund Emil Kemper III (4^ parte)
(continua dall’edizione precedente)
E’ nel 1969, che dopo neanche cinque anni di detenzione, dietro il parere positivo del suo psichiatra, oramai convinto della sua guarigione, ma con il quale non erano concordi altri medici, comunque poi convinti da Edmund stesso, che quest’ultimo fu rilasciato tornando nuovamente a vivere in California con la mamma: aveva 21anni.
Il centro di accoglienza dei giovani della regione, nonostante le autorità avessero consigliato caldamente di non far tornare Kemper a vivere con la mamma, dispone invece di rimandarlo a casa proprio con la signora Clarnell che nel frattempo, dopo tre matrimoni fallimentari, aveva trovato un impiego presso la nuova sede di Santa Cruz dell’Università della California, fornendo tra l’altro ad Edmund, la documentazione necessaria per accedere agli ambienti dell’ateneo.
Dopo aver svolto una serie di impieghi ed aver tentato di entrare nella polizia stradale, ma ritenuto non idoneo a causa delle sue caratteristiche fisiche abnormi, oltre due metri di altezza e quasi 150 kg di peso, trovò un impiego nel settore tecnico autostradale.
Gettato il passato alle spalle, come fosse stata voltata la pagina di un giornale, era ora ritenuto un giovane serio, rispettabile e soprattutto affidabile, tanto da annoverare anche numerose amicizie tra le fila della polizia ed addirittura con il capo della stessa istituzione della sua città, il quale usava appellarlo amorevolmente e confidenzialmente con il soprannome di “Big Ed”, ed oltre ad invitarlo con frequenza a pranzo a casa sua, gli consentiva anche di frequentare ed uscire con sua figlia, nutrendo nei suoi confronti, la massima fiducia.
Il suo sogno di entrare nella polizia, era svanito, ma si compra una moto, esattamente uguale a quella che i poliziotti hanno in loro dotazione ed il suo nuovo lavoro nelle autostrade, gli consente di viaggiare molto, mentre nella sua mente, continuano a maturare sempre più idee di rivalsa, nei confronti dei genitori, ma forse anche del tempo e delle occasioni perse nella sua adolescenza, visto anche che in quei luoghi, c’è in quel periodo un fermento di tante bellissime ragazze, proprio nel momento in cui la California vede svilupparsi il fenomeno degli hippies, con ragazzi e ragazze, vestiti di mille colori, capelli sino alle spalle, che hanno voglia di avventure, di suonare, cantare e ballare, di vivere e di viaggiare.
Intanto la mamma continua a deriderlo ed umiliarlo, nonostante il lavoro, abbia consentito ora ad Ed di dividere un appartamento con un suo collega delle autostrade. Parole davvero pesanti quelle della mamma proferite nei confronti del figlio: “Non riuscirai mai a portar fuori una di queste mie ragazze”, “Sono tutte troppo, per te.”
Mentre la mente di Kemper, sollecitata con indubbia certezza anche da queste frasi, continua a rimuginare, a elucubrare, a studiare, a programmare, con il probabile intento di mettere finalmente in atto il suo comportamento omicida.
(continua nella prossima edizione)