Assassini seriali. Edmund Emil Kemper III (7^ parte)
(continua dall’edizione precedente)
Ricordate quando da bambino Edmund Kemper riusciva a sgattaiolare fuori dalla cantina e si recava in silenzio nella stanza della mamma, osservandola con un martello in mano, mentre dormiva?
Bene, per Edmund finalmente è giunto il momento! Nel 1973, la Pasqua quell’anno cadeva il 22 aprile e fu proprio in quel fine settimana che l’uomo, nelle prime ore del mattino, la uccide a martellate, riservando al suo corpo, quanto di peggio si possa immaginare.
Prima la decapita, poi la violenta e di seguito le estirpa la laringe, quella con cui le urlava contro gracchiando e stridendo, gettandola nel tritarifiuti che però s’inceppa espellendo l’organo, in una sorta di rifiuto, mentre la sua testa, appoggiata sul ripiano del caminetto, diviene oggetto di bersaglio per il lancio delle freccette.
Agli inquirenti, giustificò le sue gesta, asserendo: “Mi sembrava la cosa giusta, per farle pagare tutte le volte che se l’era presa con me, urlando e sbraitando”…“Perfino da morta, continuava a tormentarmi. Non riuscivo a farla tacere!”
Tuttavia, ancora non soddisfatto, Ed contatta quella che sapeva essere la migliore amica di sua madre, invitandola per una cena a sorpresa. La 59enne Sally Hallett, giunta sul posto, in una sorta di ulteriore rivalsa nei confronti della madre da parte del criminale, rimane vittima dell’inaspettata quanto mai fatale “sorpresa”. Subisce anche lei il solito macabro rituale: viene subito strangolata, decapitata e poi il suo corpo, adagiato su di un letto.
Il giorno di Pasqua Kemper si mette in auto guidando alla rinfusa senza una meta definita, la radio è accesa ed attende con ansia e trepidazione, notizie di ciò che riteneva potesse finalmente averlo reso tanto famoso, quanto popolare, senza che però fosse trasmessa alcuna notizia in proposito sul suo conto.
Fu a quel punto che Edmund Kemper, deluso per essersi reso conto di non aver raggiunto la popolarità con le sue azioni criminali, ferma l’auto e da una cabina telefonica del Colorado, decide di chiamare la polizia di Santa Cruz, costituendosi.
Tra i poliziotti che arrivano per arrestarlo, tanti suoi amici con i quali aveva passato ore e giorni interi, che invece, ora non credevano che Ed, Big Ed, potesse essere, anzichè quel bravo ragazzo che avevano sempre creduto e con il quale mangiavano e bevevano, scherzavano e ridevano, quel cinico e crudele assassino, confermato però dalle prove inconfutabili, fornite dallo stesso Ed.
Dopo il processo, nel quale Kemper finalmente si sente un persona realizzata ed al centro dell’attenzione, per aver comunque dimostrato a tutti le sue indubbie capacità intellettive e che senza la sua confessione, probabilmente mai sarebbe stato arrestato, viene rinchiuso presso una struttura psichiatrica di Vacaville, vicino San Francisco. L’accusa aveva richiesto la pena di morte, ma essendo stata sospesa in quel periodo, fu condannato di fatto per essere stato riconosciuto colpevole di otto omicidi di primo grado, a un ergastolo per ognuno di essi.
(continua nella prossima edizione)