Assassini seriali. Gianfranco Stevanin (1^ parte)
E’ nel pieno del boom economico italiano, che il 21 ottobre del 1960, nasce a Montagnana, in provincia di Padova, Gianfranco Stevanin, quello che poi diverrà uno dei più efferati serial killer della storia criminale italiana.
Subito dopo gli anni della ricostruzione, che dal termine della seconda guerra mondiale, hanno interessato l’intero decennio degli anni ‘50 del secolo scorso, l’Italia si trova a vivere un ventennio di forti innovazioni e cambiamenti, definito del “miracolo economico”, seppur convenzionalmente, si fa risalire questo avvenimento, ad una stagione molto più ristretta, compresa tra il 1958 ed il 1963, in cui letteralmente esplodono una serie di fenomeni sociali innovativi, sino a quel momento, neanche immaginabili e forse tutt’al più, potevano solo essere nei sogni degli italiani, che sino a pochissimi anni prima, avevano visto in faccia la morte e vissuto di tanti stenti.
L’Italia del nord-ovest, a seguito della presenza di quello che fu definito con l’acronimo To-Mi-Ge, che stava per Torino, Milano e Genova, il primo triangolo industriale del nord Italia, è interessata da una forte immigrazione interna, a discapito delle regioni del sud che intanto andavano svuotandosi. Contadini che abbandonavano i campi, attratti dal nuovo lavoro nella fabbrica, comunque tanto distante dalle loro terre, con il conseguente verificarsi di non poche difficoltà sociali e d’integrazione.
Le città di quell’area geografica, che vedevano un aumento esponenziale della loro popolazione, intanto andavano radicalmente e velocemente modificandosi, trasformandosi in grandi metropoli industriali, aiutate in questo, anche e soprattutto dalla presenza di grandi gruppi industriali siderurgici e meccanici, che avevano attratto la manodopera, quali, la Fiat, l’Ansaldo, la Breda, ecc., i quali avevano bisogno anche di fornire un’abitazione ai loro operai, creando così dei nuovi e grandi quartiere dormitorio a ridosso delle fabbriche.
Nei decenni successivi, il fenomeno si estende ulteriormente, creando quello che fu definito invece, il triangolo industriale del Nord-Est, che interessò Venezia, Padova e Treviso, in questo caso, con la prevalente presenza di industrie manifatturiere e di servizi.
Ed è così, che ci troviamo di fronte, ad una nazione in forte crescita e radicalmente nuova.
E’ proprio tra il 1958 ed il 1963 che i primi elettrodomestici, frigoriferi, lavatrici, televisori, ormai prodotti in serie, iniziano ad entrare prepotentemente nelle case degli italiani, andando a sostituire a mano a mano, i vecchi bidoni in metallo con il ghiaccio con cui venivano mantenuti per solo poco tempo gli alimenti e le braccia delle donne che lavavano faticosamente i panni alla fontana.
Mentre dal luglio del 1957, entrava in produzione la Nuova 500 e nel 1959, l’Olivetti, altro orgoglio tutto italiano, diretta all’epoca da Adriano Olivetti, realizza uno dei primi prototipi di computer transistorizzati: l’Elea 9003. Con la successiva produzione di altre macchine altamente innovative, come la contabile, “Audit” e la fatturatrice, “Mercator”, ma soprattutto, della “Divisumma 24”. Una macchina da calcolo, divenuta in pochissimo tempo indispensabile e per questo presente in ogni ufficio o attività commerciale, ove era necessario occuparsi di contabilità ad ogni livello.
continua…