Assassini seriali. Gianfranco Stevanin (9^ parte)
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A questo punto il giornalista, ricorda al detenuto di essere in carcere quale ergastolano, ma questi, rispondendo con prontezza, lucidità e la consueta calma, replica dicendo di essere in Italia e che il limite ipotetico della pena che viene espiata è in trenta anni, di conseguenza, avendone scontati all’epoca già venticinque, non gli sarebbe mancato più di tanto per uscire ed in questo caso, l’opportunità di crearsi una famiglia con la donna della quale afferma di essere innamorato, asserendo di non essere più la persona di allora, quella persona deviata che violentava e uccideva brutalmente le prostitute.
Ancora domande del reporter sui crimini commessi ed ancora una risposta di Stevanin, che lascia molto pensare:
“Che se vado indietro con la memoria rivedo quello che ho fatto con loro quando le ho conosciute e il tempo che abbiamo passato assieme. Ma poi ho un blackout. Non ho in mente flash di scene mortali. C’è un’interruzione nella mia testa. Le immagini successive sono quelle del seppellimento. Ho indicato io dove avevo buttato uno dei corpi, per esempio. In quel caso mi sono autoaccusato, ma non ricordo assolutamente la morte di quella ragazza. Ma devo arrendermi all’evidenza dei fatti e i fatti parlano, dicono che sono stato io. Ci sono i cadaveri”.
Il giornalista continua ad incalzare sempre più Stevanin, facendogli presente, che le prove non sono solo i cadaveri rinvenuti, ma anche il cospicuo materiale, compreso quello appartenuto alle donne, rinvenuto in quel casolare e, lui risponde che non potrebbe tornare mai più a quelle ossessioni. Citando nuovamente a prova la persona che amerebbe, alla quale dice di aver raccontato ogni dettaglio delle sue vicende criminali e che se questa donna, lo ama lo stesso, vuol dire che non è più quell’uomo. “Le ho scritto tutto già nelle prime lettere: c’è stato un periodo della mia vita in cui la fede è rimasta offuscata dal sesso. Nella mia vicenda una bella fetta di responsabilità è del sesso che per vent’anni è entrato prepotente nella mia vita, ne ero ossessionato, ma ora sta tornando la fede e se mi sarà data la possibilità dimostrerò che sono cambiato”.
Sibillina, l’intervista continua e alla domanda su come farebbe ad escludere di essere sicuro di non aver ucciso altre donne, se lui per primo dice di non rammentare tutto, Stevanin, ancora una volta, cerca di dribblare abilmente, rispondendo: “Io dico di non ricordare la morte, non il resto. So e ricordo tutte le ragazze che avevo frequentato e nella mia mente non ce ne sono più di quelle che mi dicono che ho ucciso”, aggiungendo di aver cominciato a frequentare proprio le prostitute, a seguito del termine di quella che lui afferma di essere stata l’unica donna che ha amato e di aver per questo preso uno sbandamento per il sesso, trasportandolo verso quel genere di donne.
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