Assassini seriali. Gilles De Rais detto Barbablù (5^ parte)
(continua dall’edizione precedente)
Non poteva essere diversamente, questa fu l’occasione giusta per gli avversari di Gilles per approfittarne ed infierire nei suoi confronti, rilevato anche un aspro contrasto che intanto si era instaurato tra egli stesso ed un influente prelato. Andando velocemente avanti nel racconto, questi, a seguito di molteplici indiscrezioni ed indagini, ed alcuni servi che poi testimoniarono le malefatte di Gilles, venne messo sotto accusa, nonostante la sua collaborazione e la disponibilità data agli inquirenti, nonché quella dei suoi complici, gli stessi pretesero comunque, ed ottennero, che Gilles venisse sottoposto a tortura presso La Tour Neuve, ritenendo a tal proposito, che solo in questo modo, si avrebbe avuta la certezza della confessione completa da parte dell’imputato, di tutti i crimini che aveva commesso.
Innanzi allo strumento di tortura e prima dell’inizio di tale pratica, Gilles fornisce una confessione ampia, dettagliata e sottoscritta dei fatti, mediante la quale, si assume completamente tutte le responsabilità dei crimini commessi, scagionando di fatto, quelli che erano stati identificati, quali suoi complici.
Il nobile, confessa di aver ucciso, con sostanziale indifferenza, le sue povere vittime, unicamente per soddisfare i suoi vizi e le sue esigenze carnali e sessuali, in un epoca, nella quale, come ripeterò sino alla noia, la vita di un suddito, specie quella di un contadino, valeva nulla, o poco più ed il suo omicidio, era quasi irrilevante, rispetto invece ad una condanna che seguiva l’uccisione di un nobile e/o per l’accusa di eresia, che invece si stava tentando di imputare a Gilles, al fine di condurlo a condanna a morte.
L’analogia del comportamento di Gilles, ci può ricondurre ad alcune circostanze e modalità nell’agire molto simili, come ad esempio quelle relative alle vicende altrettanto impensabili, quanto mai efferate e crudeli, di Elizabeth Bathory, vissuta a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo, soprannominata la Contessa Dracula o la Contessa sanguinaria, che beveva e faceva il bagno nella vasca con il sangue delle sue vittime, che, come quelle del serial killer in esame, erano svariate centinaia di povere, giovanissime contadinelle e cortigiane. Anche in questo caso, le adolescenti venivano segregate nella stanza del Castello della Contessa che era dedita anche all’occultismo, a pratiche magiche ed esoteriche. Le ragazze, prima della loro uccisione, venivano seviziate e torturate brutalmente, in assenza di alcuna empatia e con la collaborazione di alcuni personaggi, appartenenti alla stessa corte della nobil donna.
Chiusa la breve parentesi di comparazione con la Bathory, intanto Gilles, venne messo a confronto anche con il mago italiano Prelati, il quale confessò senza alcun indugio e remore, di aver aiutato Gilles a invocare un Demone. Prelati, fu per questo condannato all’ergastolo, poi evaso dal carcere, tornò a fare il mago, ma nuovamente catturato, fu successivamente impiccato per eresia.
Gilles, dopo aver ripetuto la sua confessione innanzi alla corte ecclesiastica, ed aver ricevuto un’ulteriore scomunica, venne condannato ad essere appeso con una corda per il collo, sino a morte e poi bruciato, unitamente ai suoi servi fedelissimi e complici, Poitou ed Henriet. La pena, venne eseguita il 26 ottobre del 1440, mentre Gillet, prima della sua esecuzione, proferisce un discorso alla folla presente, ammettendo i suoi peccati e le sue malefatte ed invitando la stessa, ad educare i propri bambini alla rettitudine e secondo gli insegnamenti della Chiesa.
(continua nella prossima edizione)