Assassini seriali. Josef Mengele – L’angelo della morte (1^ parte)
Ancora una volta accingiamoci ad effettuare un viaggio nel passato più recente ed in questo caso anche in un periodo storico di quelli più bui e funesti della storia planetaria. Immaginando di partire da Roma, percorrendo via terra, poco meno di mille chilometri, scavalcando le Alpi ed attraversando l’Austria, per raggiungere la città di Günzburg, posta tra Monaco di Baviera e Stoccarda nel cuore della Baviera, che è uno degli attuali ed il più vasto, dei 16 Lander o stati federati della Germania.
Günzburg, una località tranquilla, ordinata e pulita, che attualmente conta poco meno di 20.000 abitanti. Si distingue per le classiche costruzioni bavaresi; casette con tetti variopinti il cui vertice presenta una angolo molto acuto, in modo tale da fornire alla copertura, una notevole pendenza, evitando così accumuli di neve, nei gelidi inverni collinari.
E’ attraversata da due affluenti del Danubio, il Günz ed il Nau ed è sede del Legoland, un parco che fa parte di una specifica catena, avente a tema i giocattoli della nota azienda Lego.
La città, ha dato inoltre i natali ad importanti personaggi, come il pattinatore su ghiaccio Erhard Keller e la cantante soprano, Diana Damrau. Insomma, circondato da bellissima vegetazione, sembra veramente un contesto ed un luogo da favola, se non fosse per il fatto, che alcuni decenni prima e più precisamente nel marzo del 1911, in questa stessa città, venne purtroppo alla luce anche quello che poi si rivelò, durante il secondo conflitto mondiale, uno dei più crudeli e spietati criminali nazisti: Josef Mengele.
Non si hanno particolari notizie sull’infanzia di Mengele, se non che fosse un bambino educato, che avesse un carattere cordiale e comunicativo e che fosse molto ambizioso, ma anche ossessionato dal suo futuro: il suo sogno, era quello di diventare un medico. Nasce da genitori rigidi ed autoritari, il padre, era un industriale dirigente di un’affermata, quanto mai nota azienda produttrice di macchine agricole del luogo e dell’epoca.
Si dice di Josef, fosse un eccellente studente, che però non si sarebbe sentito gratificato da quei genitori così inflessibili e severi, tanto da cercare in ogni modo di attirare la loro attenzione, provando per quanto possibile di stupirli, nella vana speranza di ottenere visibilità e quindi il loro consenso.
Intanto il tempo corre veloce, ed i venti del nazionalsocialismo tedesco, salito al potere solo due anni dopo, con a capo Adolf Hitler, cominciavano a soffiare e nel 1931, all’età di vent’anni, la sua ideologia politica, già molto precisa e determinata, lo portò a militare nello “Stahlhelm Bund der Frontsoldaten”, che letteralmente, rifacendosi al classico elmetto d’acciaio tedesco, introdotto nel 1916 in occasione della prima guerra mondiale, dette il nome ad un’organizzazione paramilitare di ispirazione nazionalista.
Fu poi nel 1934, che Mengele, entrò a far parte, dello Sturmabteilung, detto anche “Camicie brune”, o per meglio dire, squadre d’assalto. Era il primo gruppo paramilitare del nuovo regime Nazista.
Tuttavia, la dedizione alla studio continuava e Josef, iniziò a Monaco, i suoi studi universitari presso la Ludwig Maximilian, conseguendo in seguito la laurea in antropologia, discutendo la sua tesi sulla “Ricerca morfologico-razziale sul settore anteriore della mandibola in quattro gruppi di razze”.
Fu poi nel 1937, che riuscì ad ottenere, presso l’Istituto per la biologia ereditaria e per l’igiene razziale di Francoforte sul Meno, l’incarico di assistente, di Otmar Freiherr von Verschuer, considerato un eminente scienziato, dedito alla ricerca ed agli studi sulla genetica. Mengele ne fu subito affascinato e soprattutto dalle particolari ricerche condotte dallo scienziato, che interessavano i gemelli, rimanendone oltremodo, notevolmente suggestionato.
Intanto il regime Nazista, prendeva sempre più piede, attirando Josef, che non ebbe tentennamenti, ad iscriversi al Partito Nazionalsocialista, per poi iniziare la sua militanza, solo l’anno successivo, era il 1938, nelle SS, seppur nel frattempo, continuando gli studi, si laureò in medicina, discutendo la tesi: “Ricerche sistematiche in ceppi familiari affetti da cheiloschisi o da fenditure mascellari o palatali”.
(continua nella prossima edizione)