(continua dall’edizione precedente)
Mentre sembra che dall’intercettazione di una telefonata con Laura Taroni, l’infermiera sua amante, riportata in parte da un noto giornale, il medico abbia avuto a precisare che il suo agire era solo finalizzato a praticare una sorta di eutanasia, ma subito contrastato dall’infermiera che gli avrebbe risposto: “L’eutanasia è un’altra cosa: è quando una persona lucida e cosciente ti chiede di porre fine alla sua vita”. Cazzaniga a questo punto, per nulla turbato e apparentemente ben conscio delle sue azioni, avrebbe replicato: “Allora è omicidio volontario”.
Ma, chi è davvero Cazzaniga? Una laurea in medicina e chirurgia conseguita nell’anno 1984. Divorziato da anni dalla moglie, con la quale da tempo peraltro, non ha più alcun contatto.
Un lavoratore assiduo ed apparentemente instancabile del reparto di pronto soccorso, ma anche un mancato consigliere comunale, che alle elezioni ha ottenuto solamente sette preferenze.
Colleziona spade, insieme alla sua amante e stando a quanto dicono i vertici dell’ospedale, assiduo assuntore di cocaina, tanto che da un’intercettazione telefonica di uno di essi, questi avrebbe riportato, riferendosi al Cazzaniga, che adesso vuole disintossicarsi, perchè con la coca “sta esagerando”.
Un dirigente ospedaliero, in una conversazione con il direttore sanitario, entrambi indagati, riferendosi alla “bamba” e riproducendo il rumore della narice che aspira, afferma: “Nella sua sbulloneria, (quella di Cazzaniga), fu corretto. Disse: “Io ho questo problema. E voglio uscirne”. “In questo periodo vorrei tornare quanto meno… Non dico che smetto ma almeno… Perché non ce la faccio più”.
Per i vicini della casa di via Monte Grappa a Rovellasca in provincia di Como, ove risiedeva prima del suo arresto e distante circa sei chilometri dall’abitazione della sua amante Laura Taroni, Cazzaniga era un uomo restio e schivo ed apparentemente depresso, e che non dava per nulla l’impressione che avesse esercitato la professione medica. Mentre secondo quanto riferito da un ristoratore del luogo, l’uomo, quando si trovava insieme alla sua compagna ed ai di lei due figli, per i quali nutriva particolare simpatia ed affetto, sarebbe apparso sereno e felice.
Leonardo Cazzaniga e quella lunghissima relazione con l’infermiera Laura Taroni, vent’anni più giovane di lui, iniziata ancora prima che quest’ultima contrasse matrimonio con Massimo Guerra, deceduto a 46 anni il 30 giugno del 2013.
Ed è proprio della sua morte, che è stata ritenuta responsabile la Taroni, la quale, secondo la Procura, sin dal 2011, riuscendo a convincere il marito, Massimo Guerra, con la complicità del Cazzaniga, (che avrebbe falsificato alcuni documenti ed esami sanitari), di essere malato di diabete ed affetto da complicanze cardiocircolatorie, avrebbe iniziato a somministrargli, senza che il marito stesso ne fosse a conoscenza, dosi sempre maggiori di antidepressivi, per poi passare ad iniettargli, sempre a sua insaputa, rilevanti dosi di insulina, senza che questi fosse effettivamente portatore della malattia diabetica.
(continua nella prossima edizione)