(continua dall’edizione precedente)
La Taroni, nel 2013, rinviene il marito esanime sul divano di casa e per questo si affretta a chiamare telefonicamente la guardia medica, dicendo: “Mio marito ha avuto un infarto”. Poi, senza esitare più di tanto, la donna provvede a far cremare il corpo del marito.
Da un’altra intercettazione telefonica della Procura, il Cazzaniga, interloquendo con la Taroni, avrebbe definito quella della cremazione, un’idea geniale, atta ad eliminare le prove delle vere cause della morte di Massimo Guerra, marito dell’infermiera.
Per ora, il GIP di Busto Arsizio, addebita alla Toroni il solo delitto del marito, tuttavia, secondo ulteriori intercettazioni ambientali, tra la donna ed i suoi due figli di 9 ed 11 anni, mentre parlavano della morte della loro nonna, emergono ulteriori sospetti circa il decesso del padre del Guerra. Nel contempo, i due bambini vengono affidati dal tribunale dei minori, ad una struttura di accoglienza protetta.
Secondo il Pubblico Ministero Cristian Ria, emergerebbero ora una serie di omissioni, da sottoporre ad ulteriori indagini, circa l’indagine interna disposta dall’Azienda ospedaliera da cui dipende l’ospedale di Saronno, al fine di condurre accertamenti su alcuni decessi avvenuti nella struttura. Quattordici sono i membri della Commissione, tra i quali il direttore del pronto soccorso, l’ex direttore dell’Azienda ospedaliera di Busto Arsizio, due medici del reparto, un medico del pronto soccorso, un altro medico e tre medici membri della commissione che aveva il compito di eseguire le indagini.
Intanto, nel mese di febbraio del 2018, nell’ambito dell’inchiesta “Angeli e Demoni, avviata a seguito delle morti sospette avvenute all’ospedale di Saronno, con rito abbreviato, l’ex infermiera Laura Taroni, viene ritenuta responsabile di aver cagionato, in concorso con il Cazzaniga, la morte del marito Massimo Guerra, nonché della madre Maria Rita Clerici ed assolta dall’accusa di aver ucciso suo suocero Luciano Guerra e condannata per questo, a 30 anni di reclusione.
Insieme a lei, vengono condannati, sempre con rito abbreviato, alcuni medici coinvolti a titolo diverso nella vicenda, mentre il processo per Leonardo Cazzaniga ed altri medici implicati nella vicenda, si aprirà nel mese di aprile dello stesso anno.
Intanto, Cazzaniga, che dopo il parere positivo della Corte d’Assise, aveva ottenuto gli arresti domiciliari, dopo quattro mesi rischia di tornare nel carcere di Busto Arsizio, in attesa della sentenza della Corte d’Assise prevista per il 27 gennaio 2020, se non fosse stato per il ricorso presentato dalla sua difesa, che accolto, gli ha concesso in attesa del verdetto della Cassazione, di rimanere ai domiciliari con braccialetto elettronico, nella casa dei suoi genitori a Cusano Milanino, un paese di oltre 18.000 abitanti, facente parte dell’area urbana della Grande Milano.
L’accusa, non di poco conto, è quella di aver commesso 15 omicidi, dei quali, 12 tra i suoi pazienti e tre, tra i membri della famiglia della sua ex amante Laura Taroni.
(continua nella prossima edizione)