Assassini seriali. LEONARDO CAZZANIGA – L’angelo della morte dell’ospedale di Saronno (8^ parte)
(continua dall’edizione precedente)
E’ uno di quei casi, in cui non mi è facile, se non addirittura impossibile inserirlo.
Certamente organizzato, sotto il profilo delle conoscenze scientifiche idonee a raggiungere i suoi obiettivi di morte. Ben conoscendo le conseguenze che sarebbero seguite ai sovradosaggi e ai miscugli di simili sostanze, organizzando le sue azioni, anche con la complicità dell’infermiera sua amante ed a vario titolo anche di altro personale.
Organizzato anche nella complicità per redazione della falsa documentazione medica, rilasciata a favore del marito della stessa donna, per indurlo a convincersi di essere portatore di alcune determinate patologie.
Molto meno organizzato, a mio parere per quanto riguarda l’aspetto che aveva di aggirarsi per i corridoi e le corsie dell’ospedale, pavoneggiandosi tra i malati ed anche tra i colleghi, in una sorta di sfida con tutti, di essere dio o un angelo della morte.
Le motivazioni del suo agire, le ritroviamo tutte in ciò che lui stesso amava definirsi: “angelo della morte”.
Gli “angeli della morte”, come accennato poc’anzi, detti anche “angeli della misericordia”, sono coloro che agiscono in ambito medico-sanitario.
Come nel caso in esame, sono coloro che sono convinti di agire per il bene delle loro vittime, per liberarle dalle loro sofferenze divenute oramai insopportabili, persuasi non di rado anche da sogni o demoni che apparirebbero e parlerebbero loro e per questo appartenere anche al genere di serial killer definiti “visionari/allucinati”.
Cazzaniga, non differisce per nulla da questa categoria di criminali, agendo iniettando nelle sue vittime dosi massicce di particolari sostanze, come la morfina, che oltre a risultare letali, in caso di esami tossicologici, risultano volutamente abbastanza facili da giustificare.
Altri “angeli della morte”, usano uccidere i loro pazienti iniettando aria nelle loro vene, provocando in questo modo embolia gassosa che blocca il flusso sanguigno all’interno del vaso.
Per terminare, v’è da aggiungere in verità, il fatto non raro che alcuni di questi pazienti, non stiano soffrendo così tanto o che non siano effettivamente in pericolo di vita. In questo caso l’agire del sanitario, con totale indifferenza per le sofferenze del paziente, è determinato principalmente dal fatto di trovare piacere nel decidere della loro vita e di salvarne alcune, ma solo dopo averle portate vicine alla morte, dimostrando così falsa bravura e con il fine di guadagnarsi ammirazione, meriti e stima, da parte degli altri colleghi di lavoro e dei loro superiori e magari ricevere qualche promozione, che in quest’ultimo caso, li farebbe rientrare anche nel genere di serial killer motivati da ragioni economiche.
(fine)