Assassini seriali. Marco Bergamo – Il Mostro Di Bolzano (1^ parte)

Sembrerebbe quasi, che ogni città o paese, abbia avuto il suo mostro; nelle mie ricerche, trattando ancora una volta dei casi italiani, ne ho trovati davvero parecchi, tra i quali: quello di Udine, quello di Firenze, quello di Foligno, quello della Liguria e così via. Anche se a dire la verità, dalle mie osservazioni, ho potuto dedurre, che le zone geografiche più interessate da questo fenomeno, salvo alcuni casi, sembrerebbe, siano in prevalenza, quelle del nord e del centro Italia.

A tal proposito, anche la città di Bolzano, non ne è rimasta dispensata, avendone avuto almeno uno accertato, la cui attività omicidiaria, interessò un periodo temporale lungo circa sette anni, compreso tra il 1985 ed il 1992 e che ha visto una altrettanto lunga pausa di raffreddamento nel tempo del suo agire, lunga circa sette anni, decorsa appunto, tra la commissione dei primi due omicidi e la ripresa dell’attività criminale, in cui lo stesso killer, iniziò nuovamente ad uccidere altre donne.

Il riferimento è, a Marco Bergamo, il quale a seguito dei suoi crimini, che terrorizzarono il territorio del capoluogo della provincia autonoma del Trentino-Alto Adige, definito poi per questo, “il mostro di Bolzano”.

Nacque a Bolzano il 6 agosto del 1966 e fin dai primi anni della sua vita, si trovò costretto a misurarsi con alcuni problemi di salute, in quanto affetto da obesità, da psoriasi, che gli aveva procurato brutte chiazze sulla sua pelle, da un ritardo nel linguaggio già dall’età di 4 anni, sino al momento in cui, a causa di un tumore maligno, gli fu anche asportato uno dei testicoli. Dopo la sua cattura, a seguito di successive indagini espletate a carico della sua personalità, sembrerebbe che Bergamo, che fu ritenuto avere un’intelligenza nella media, sia sempre stato un soggetto introverso, non avendo mai avuto una  fidanzata, salvo a suo dire, una breve relazione durata solo 7 mesi, tra il 1990 ed il ‘91, in cui non avrebbe mai avuto alcun rapporto sessuale, tanto da dichiarare a tal proposito: “lei non mi ha mai toccato nelle parti intime ed io avevo paura di un suo rifiuto”. Aggiungendo, riferendosi alle donne: “La donna è proprio un essere ignobile, egoista, una persona che usa l’uomo, come l’uomo fuma una sigaretta”.

L’analisi, avrebbe anche accertato, che l’uomo, così come nei confronti delle donne, non avrebbe pure mai avuto nessun amico, ma di contro, che fosse invece un assiduo collezionista di riviste pornografiche ed anche di coltelli che avrebbe saputo ben maneggiare e dei quali, uno di essi, sarebbe stato sempre portato nella tasca dei suoi pantaloni. Da subito, la sua particolare indole, lasciava presagire qualche sorta di parafilia, tanto che alcuni testimoni, avrebbero riferito agli inquirenti, di aver notato Marco più volte masturbarsi alla finestra di casa e, che in alcune circostanze, sarebbero anche spariti dei capi di biancheria intima femminile, che erano stati lasciati ad asciugare nel cortile del condominio. Bergamo aveva un diploma in congegnatore meccanico, e  subito dopo averlo conseguito, iniziò a lavorare come manovale, interrotto dal periodo della leva negli alpini, per poi ritornare al lavoro a Bolzano in un’officina meccanica, ed ancora, per prestare la sua opera in un’impresa edile e successivamente, fino al giorno del suo arresto, presso una azienda produttrice di fuochi pirotecnici.

continua…