Assassini seriali. Marco Bergamo – Il Mostro Di Bolzano (4^ parte)
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Gli inquirenti, iniziano a collegare tra di loro, alcuni indizi, tra i quali la passione per la fotografia di Bergamo, che molto spesso si sarebbe recato in un vicinissimo negozio del posto, con il ritrovamento accanto al corpo della giovanissima ragazza, all’epoca del fatto, di un teleobiettivo di una macchina fotografica, nonché il modus operandi che contraddistingueva inequivocabilmente l’autore dei due omicidi: Sgozzamento e la presenza di numerose coltellate, inferte prevalentemente da dietro le spalle delle vittime. Anche nel caso della Casagrande, la giovanissima ragazza, era stata ritrovata in casa dalla mamma al suo rientro dal lavoro riversa in terra, in una pozza di sangue, ammazzata e massacrata con ben 21 coltellate alla testa ed all’addome, trattenuta per i capelli e poi scannata. Seminuda, mentre gli slip della ragazza, erano stati maniacalmente tagliuzzati, ma senza che venisse rilevato alcun segno di violenza sessuale commesso sul giovane corpicino.
Pressato ancora dalle domande, Bergamo non può fare a meno di cedere, confessando anche questo suo primo delitto, dichiarando al Sostituto Procuratore, Guido Rispoli: “Ammetto di essere responsabile dell’omicidio di Casagrande Marcella”: solo in quel momento, si scoprì, che fosse la sua prima vittima.
A casa della ragazza, mentre la mamma Maurizia Marzotta, era fuori per lavoro, i due avrebbero parlato di fotografia, e nel proseguo dell’interrogatorio, Marco Bergamo, riferisce che la ragazza le avrebbe fatto vedere un obiettivo fotografico di cui lui era appassionato, ma che subito dopo avere ricevuto una telefonata da un’amica, le avrebbe chiesto di andarsene di casa, spingendolo verso la porta e che per questo motivo, avrebbe perso la testa, accoltellando più volte la povera ragazza: “Ho perso il controllo ed ho tirato fuori dalla tasca dei pantaloni il coltello a scatto”.
L’arresto di Bergamo e l’acume degli investigatori, portano a ricollegare allo stesso uomo, soprattutto, a causa del consueto modus operandi, altri tre omicidi, che sino ad all’ora erano rimasti irrisolti: quello di Anna Maria Cipolletti, un’insegnante delle scuole medie Ugo Foscolo di 41 anni, che per arrotondare le sue entrate economiche, la notte vendeva il suo corpo, quello di Renate Rauch, una prostituta di 24 anni e quello di Renate Troger, un’altra prostituta di 18 anni.
Il caso di Anna Maria Cipolletti, seguì di soli sei mesi la prima uccisione di Bergamo, ed esattamente, il 26 giugno del 1985, quando fu rinvenuta in un piccolo locale di Bolzano, ove la donna riceveva ed incontrava, i suoi clienti. Il suo assassino, l’aveva lasciata sul letto in un lago di sangue, dopo averla colpita anche in questo caso, con 19 fendenti, appropriandosi poi, della sua biancheria intima e, secondo i risultati delle indagini espletate, anche in questa circostanza, non sarebbe stata perpetrata alcuna violenza sessuale.
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