Assassini seriali. Vincenzo Verzeni, il Vampiro della Bergamasca (4^ parte)
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Ora, ritengo necessaria una brevissima parentisi. Lombroso, è ritenuto ancora oggi, uno dei precursori degli studi sulla criminalità, che all’epoca, erano basati principalmente sull’antropologia criminale, dove la fisiognomica, la frenologia ed il darwinismo, avevano una forte prevalenza.
Teorizzando a tal proposito il concetto del criminale per nascita, in cui le caratteristiche anatomiche, le differenze fisiche e gli atavismi, sarebbero state lo specchio del comportamento socialmente deviante dello stesso criminale, definendo il crimine, una patologia ereditaria, per la quale l’unico approccio possibile, era quello clinico-terapeudico.
La definizione serial killer, fu coniata in America negli anni ‘70 del secolo scorso, da alcuni studiosi dell’F.B.I, in particolare, dai profiler Robert Ressler e John Douglas, proprio sulla scia degli studi condotti anni prima, da Cesare Lombroso.
Alla luce delle sue ricerche e della sua teoria, Lombroso, studiando il Verzeni, riconobbe inoltre in lui, segni di cretinismo, definendolo un necrofilo e diagnosticando a suo carico, la pellagra. Una malattia della pelle, che si manifesta a seguito della carenza, o comunque, mancato assorbimento, di vitamine del gruppo “B”, particolarmente frequente in alcune popolazioni che si nutrivano esclusivamente di polenta di sorgo o mais. Molto diffusa in Italia, tra il 1700 ed il 1800, proprio nelle zone del settentrione e debellata, solo intorno alla metà del XX secolo.
Intanto in quel periodo, altri uccisori seriali, imperversavano in ogni parte del vecchio continente e del mondo, alcuni di questi, già oggetto dei miei studi e che uccidevano con motivazioni diverse tra loro.
Solo per citarne alcuni: Jane Toppan, nata Honora Kelley, l’infermiera di Boston, che somministrava dosi massicce di morfina ed oppiacei ai suoi pazienti, eccitandosi nell’osservare le reazioni prima della loro morte; Henri Dèsirè Landru, che agiva nei dintorni di Parigi, circuendo le sue povere vittime, donne benestanti e sole, per appropriarsi dei loro beni, bruciando poi i loro corpi nella grande stufa della villa di campagna di Gambais, distante poche decine di chilometri da Parigi; Hèlène Jàgado, un badante francese, che avvelenava le persone per le quali lavorava; Mary Ann Cotton, che agiva nell’Inghilterra Vittoriana, ritenuta colpevole di aver avvelenato con l’arsenico, almeno ventuno persone, anche in questo caso, per appropriarsi del denaro delle loro polizze di assicurazione sulla vita.
Ma, torniamo a Verzeni. durante il processo, non mostrò alcun pentimento, anzi tutt’altro, asserì di aver ucciso quelle donne, per solo puro piacere, ricavandone immenso appagamento, aggiungendo inoltre, che i graffi rinvenuti sulla cosce delle povere donne, non erano stati provocati con le unghie, bensì con i suoi denti, succhiando il loro sangue, dopo averle strozzate e morsicate, confermando di fatto, la teoria del Lombroso sul vampirismo.
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