Assassini seriali. Vincenzo Verzeni, il Vampiro della Bergamasca (6^ parte)
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Introducendo il mio studio, ho fatto cenno alle condizioni familiari, vissute tra stenti, violenze ed indifferenze, in cui ha vissuto i primi anni della sua vita Vincenzo Verzeni, che indubbiamente, possono aver influito sulle scelte effettuate dal criminale in età adulta, così come riscontrato studiando casi di altri serial killer, anche se bambini che hanno vissuto nelle medesime condizioni, in età adulta, non hanno poi sviluppato, gli stessi comportamenti devianti.
La teoria della Triade di MacDonald, già molto dibattuta, coinvolgerebbe Verzeni, per un solo aspetto e cioè, quello del trovare piacere nel torturare animali, in particolare i polli che uccideva per provare godimento, ma che unita all’osservazione di cui al punto precedente, potrebbe essere stato un vero e proprio segnale premonitore delle future azioni che avrebbe potuto commettere il Vincenzo adulto.
Si può dire di lui, tutto sommato un criminale, del genere disorganizzato. Dai racconti in effetti, non sembrerebbe prestasse particolare attenzione all’organizzazione e premeditazione dei suoi crimini, nonché ad occultarne le tracce dopo averli commessi, se non di fare la posta alle ragazze nelle campagne, lasciando però i resti delle povere vittime in “bella” mostra di sé ed anche con la presenza sulla scena del crimine, degli strumenti di tortura da lui utilizzati, nel caso specifico, aghi e spilli.
Il suo agire era certamente mosso da quella pratica definita piquerismo che contribuiva ad eccitarlo ed uccidendo con lo scopo di trovare piacere in questo, proprio tagliuzzando e bucherellando i corpi delle sue vittime, martirizzandoli e flagellandoli dopo la loro morte.
La motivazione edonistica risulta presente in Verzeni, che peraltro, amava cacciare le sue “prede”, come detto, attendendole ed aggredendole nelle sterminate ed isolate campagne della bergamasca, per poi con sadismo, violentarle, torturarle ed infine ucciderle. Ricevendo inoltre, piacere sessuale dagli atti di cannibalismo, vampirismo e necrofilia, perpetrati sulle sue vittime, comprese quelle che sono riuscite ad avere, in un modo o l’altro, salva la loro vita.
Non può poi mancare in Verzeni, l’appartenenza al genere dominatori, quello che in effetti è considerato il genere più comune dei serial killer.
Colui, che esercitando a tal proposito, potere sulle sue vittime, riceve da questo, il rafforzamento della propria stima, intesa come quella della propria forza fisica e mentale, proprio in compenso, che può essere conscio o inconscio, di quegli abusi ed indifferenze subiti nella sua infanzia, comune purtroppo, a tanti altri serial killer della storia.
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